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Signora Marianna Famà (1853-1955), detta "Iaddinedda"

Marianna era una donna nata a metà dell'Ottocento, vissuta per quasi 103 anni. Abitava nel quartiere di San Giorgio ed era famosa a Mandanici per le sue capacità di curare dal malocchio e per le sue doti di predizione. Era una persona stimata da tutti anche da fuori paese. Il suo soprannome, “Iaddinedda”, nasce da una triste storia che ebbe inizio nel luglio del 1860, nei dintorni di Milazzo.

In quel periodo, i Mille di Giuseppe Garibaldi, insieme a numerosi volontari sbarcati successivamente, principalmente dalla Spedizione Medici, formarono il primo nucleo dell'Esercito Meridionale, l'armata garibaldina che invase il Regno delle Due Sicilie. Sebbene la maggior parte dei Mille fosse di origine italiana, l'impresa di Garibaldi attirò volontari internazionali che lo seguirono fino alla Sicilia.

Tra questi volontari c’erano svizzeri, insieme ad altri europei come polacchi, ungheresi e francesi. Quest'ultimi erano spesso ex combattenti o giovani attratti dagli ideali di libertà e unificazione che Garibaldi rappresentava. Dopo una battaglia sanguinosa, una decina di soldati di origine francese, ancora armati fino ai denti e fuggiti dalla guerra, attraversarono i monti Peloritani e giunsero a Mandanici.

Qui presero possesso di un’abitazione nel centro del paese (accanto alla casa di Ciccio Caffo) e, con prepotenza, imposero il loro dominio sulla popolazione locale, composta in gran parte da poveri contadini.

Oltre ai soprusi non si limitarono a requisire cibo e ospitalità, pretendevano di avere le giovani donne prossime al matrimonio, ma nessun paesano era disposto ad accettare simili richieste.

Così, i nostri compaesani per liberarsi di questi invasori idearono un piano, un modo per farli sparire per sempre. Una notte, i contadini portarono ciascuno un fascio di frasche e le disposero intorno alla loro abitazione.

Qui entra in scena Marianna che, fingendo di cercare le galline nel buio della 'timpa' di San Giorgio, gridò: "Mi scapparu i iaddineddi!" (mi sono scappate le gallinelle). Con queste parole diede il segnale per appiccare l’incendio alla casa dei soldati, che perirono poco dopo tra le fiamme.

Negli anni '80, durante i lavori di ristrutturazione della casa di Ciccio Caffo, la rimozione degli intonaci rivelò muri anneriti, segno tangibile dell’incendio che aveva colpito la struttura in quel fatidico evento.

Questo racconto, tramandato nel tempo, ci è stato narrato dal Signor Paolo Spadaro nell'agosto 2024 in piazzetta Domenico Bruno, contribuendo a mantenere viva la memoria di Marianna Famà e del suo coraggioso gesto in difesa della comunità di Mandanici. Emblema di una comunità unita. La sua storia è un esempio di come, anche in tempi di grande difficoltà, la determinazione e l'astuzia possano prevalere.