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16 Agosto 2025

Mandanici ai suoi figli caduti: Giuseppe Urso e la campagna di Russia

 

Giuseppe Urso, di Antonino e di Nunziata Gulizia, nato a Mandanici il 7 marzo 1920. Soldato del Regio Esercito Italiano, assegnato alla divisione "Pasubio", 79esimo reggimento fanteria autotrasportabile. Fece parte dei ragazzi del C.S.I.R., corpo di spedizione italiano in Russia, dalla quale purtroppo non farà più ritorno. Il CSIR aveva un organico di 62.000 uomini, e si componeva di due divisioni di fanteria (Pasubio e Torino), di una Divisione Celere, del Comando di Corpo d’Armata dal quale dipendevano direttamente alcune Unità, degli Autoreparti e dell’Intendenza con i vari Servizi. Ripercorriamo gli eventi che interessarono la divisione Pasubio, per avere un’idea di ciò che visse il nostro soldato oggetto del post. Il 10 luglio 1941 la divisione Pasubio è mobilitata con l'ordine di raggiungere il fronte Russo, con partenza in treno da Verona. Tra agosto e settembre del 1941 si svolse l'avanzata in Ucraina, e la prima divisione italiana entrata in azione fu proprio la Pasubio, nella cosiddetta battaglia dei due fiumi (Dnestr e Bug), nella quale nonostante la buona riuscita dell'operazione con destinazione Nikolaev, si registrarono le prime vittime. Raggiunto l'obiettivo del fiume Dnepr, alla guida del Col. Chiaramonti, la divisione si spostava la regione del Donbass, dove giungerà agli inizi di novembre. Per l'occupazione del Donbass le maggiori difficoltà vennero patite dalla Pasubio, impegnata in forti combattimenti, che mostrarono la già nota impreparazione degli italiani alle condizioni geografiche e climatiche di quei territori. Da annoverare in questo excursurs è l'attacco che la colonna Chiaramonti subì il 2 novembre 1941. A dicembre 1941 il CSIR si apprestava alla definitiva presa del Donbass, regione industriale e mineraria, il 5 dicembre con una temperatura che sfiorava i -30 gradi, le Pattuglie del 79° e 80° Ftr., appoggiate da aliquote di artiglieria, avanzarono lungo la ferrovia che portava da Gorlovka a Rykovo, incontrando subito una forte reazione nemica. Fu una lotta furibonda, che vide i nostri soldati impegnati in aspri combattimenti anche il giorno di Natale, nella cosiddetta "battaglia di Natale" la Pasubio, di cui faceva parte Peppino Urso, si distinse per la difesa della divisione Celere. Tra gennaio e giugno del 1942 fu guerra di caposaldo, tra i centri di Ploskj, Ubežišče, Savielevka, Bulavin, Elenovka, che formavano la linea Z. In giugno il C.S.I.R. passava alle dipendenze tattiche della 17a Armata tedesca. Alle ore zero del 9 luglio 1942, pur rimanendo alle dipendenze tattiche della 17a Armata tedesca, venivano passate le consegne all’8a Armata italiana, ed il C.S.I.R. assumeva la nuova denominazione di XXXV Corpo d’Armata. Si procedette così al trasferimento dalla regione del Donbass a quella del Don, con la prima battaglia difensiva svoltasi tra il 20 e il 28 agosto 1942. L’intervento della Pasubio, tra il 20 ed il 27 agosto, si concentrò tra la balka Ol’hovatka ed il caposaldo di Jagodnyj. Le perdite della Divisione nella Prima Battaglia Difensiva del Don furono molto elevate: 171 morti, 669 feriti e 87 dispersi. Dopo alcune settimane di relativa tranquillità, in settembre i sovietici avevano ripreso ad esercitare una notevole pressione sulle postazioni italiane schierate nelle posizioni più delicate del fronte difensivo, senza tuttavia creare particolari difficoltà. Il 20 ottobre avviene lo scambio in linea tra la Pasubio e la Torino. Il nuovo schieramento della Pasubio a cappello frigio vede la Divisione posizionarsi tra le località di Tereškovo e Ogolev. Molti errori commessi da Hitler nella riorganizzazione delle truppe, che misero ancora una volta in luce come in realtà si fosse sottovalutata l'armata sovietica, provocheranno un insensato rimescolamento tra le unità italiane e quelle tedesche. In sostanza, mentre i tedeschi si trovavano costretti ad economizzare le proprie forze, il Comando sovietico andava accumulando le riserve indispensabili per la futura controffensiva. La strategia sovietica fu quella di creare due fronti: quello del Don e quello di Stalingrado. Un terzo fronte Sud-Occidentale, a ovest del settore del Don, avrebbe dovuto collaborare con gli altri due nell’ambito di un unico piano, denominato in codice come piano Uranus. Gli attacchi avrebbero portato al completo accerchiamento delle forze tedesche impegnate a Stalingrado. Le operazioni iniziarono alle 7,30 del 19 novembre 1942. Cinque giorni dopo le armate russe suggellavano l’anello steso attorno alle truppe di von Paulus, accerchiando 22 Divisioni e 330.000 uomini. Giuseppe Urso risulta morto il 5 dicembre 1942, durante la controffensiva dei sovietici sul fronte orientale del Don, inquadrata nell'operazione "Piccolo Saturno". Non vi sono, allo stato attuale, maggiori dettagli sulle circostanze del decesso. Le operazioni di rimpatrio dei superstiti avranno conclusione entro la primavera del 1943. Rimaneva in Russia un enorme numero di prigionieri, catturati nelle due operazioni sovietiche ed avviati verso i campi di prigionia attraverso le allucinanti marce del davai fino alle stazioni di raccolta, poi su treni merci sui quali si registrò una elevatissima mortalità, per arrivare in campi di smistamento dove la fame, il freddo, le epidemie e la totale mancanza della minima assistenza causarono nei primi sei mesi del 1943 la morte dell’86% dei 70.000 militari italiani catturati. I dati ufficiali riguardanti l’intera Campagna di Russia riportano complessivamente 89.938 caduti e dispersi, e 43.282 feriti e congelati. Risulta, che fino al 10 dicembre 1942 era stato possibile seppellire i caduti e registrare i dispersi. A conti fatti, con circa 10.000 prigionieri rimpatriati, 74.800 sono gli uomini di cui non si hanno più notizie. La mamma di Peppino Urso è tutt'ora ricordata poichè durante la notte si recava sul sagrato della chiesa madre per svolgere le cosiddette novene notturne, invocando l'aiuto di San Giovanni Battista per il ritorno a casa del figlio. L'augurio è che il futuro ci riservi la possibilità di avere più notizie sui caduti relativamente ai quali mancano informazioni.

G.C.