Home

 

Emilio Argiroffi

La scomparsa del Mandanicese Emilio Argiroffi non ha colpito di sorpresa chi lo frequentava negli ultimi tempi. Un repentino declino generale delle sue condizioni fisiche, nell’ultimo inverno, dopo aver lasciato quasi con sollievo il pesante fardello di primo cittadino di Taurianova al termine del mandato 1993/97, lasciava presagire il cedimento fisico. Ciò che resta indelebile, finanche negli ultimi momenti di impegno intellettuale del medico-politico-poeta, è la sua estrema lucidità mentale, la sua qualità, irripetibile forse nel rarefatto panorama della cultura militante in Calabria, di presenza partecipe e solidale ai più significativi appuntamenti del sodalizio da lui tanto amato e coltivato, il Rhegium Julii, e di una creatività poetica che, come un fiume in piena, si è espressa senza interruzione fino all’ultimo respiro.

Se le raccolte di poesie di Argiroffi pubblicate sono già più di dieci, da “I grandi serpenti amici miei” (1981) a “Viaggio a Micene” (1996), oltre alle pubblicazioni di saggistica letteraria, sociologica, politica, gli inediti che si sono accumulati nella sua stanza nella signorile dimora di via Trento e Trieste a Taurianova, dove viveva da oltre trent’anni con l’inseparabile sorella Maria, non si contano.

Sarà arduo il compito di chi in futuro si prenderà cura di riordinare queste sparse carte, alcune datate, altre frutto della maturità poetica di questa ultima stagione, quella in cui ai segni premonitori della vicina dipartita si accompagnavano le ansie di voler tutto consegnare ed esternare prima del definitivo silenzio, A quanti, oltre a me, Emilio aveva inviato poesie vergate con la sua indimenticabile scrittura d’altri tempi, ostinatamente mantenuta contro tutte le mode imperversanti consegnate dalla geografia multimediale? Per non aver dato un sufficiente stimolo ad un suo desiderio degli ultimi mesi provo oggi una sorta di rimorso imperdonabile, quello di proporre nella mia città, Gioia Tauro, la pubblica lettura e presentazione della lirica-epos dal titolo “Le pescatrici del piano delle Fosse”, che evoca suggestivamente agli albori del millennio che se ne va un episodio di violenza saracena contro le donne della città, alle quali nello storico borgo è dedicata una lapide. Era l’estate scorsa, sul finire dell’agosto. Avevamo a lungo conversato con tanti amici ed estimatori del poeta nella suggestiva cornice del piano delle Fosse.Un’altra estate sta arrivando, ma dovunque si svolgeranno manifestazioni culturali, l’assenza di Emilio Argiroffi sarà profondamente avvertita. Di lui allora dovremo parlare, non di altri, per risarcirlo di disattenzioni, gelosie, invidie che ha suscitato in vita con la sua prorompente onnipresenza in quanti amano disfare anziché tessere cultura. Per chi ne ha davvero amato e stimato l’eccezionale complessa personalità è forse venuto il momento di dare ad Argiroffi, non più di ricevere