Home

8 marzo 2011

Luigi Mazzullo. L'altra faccia della medaglia

Ingrandimento immagineSull'Ordine di Messina, indicatore quotidiano politico commerciale, del 14/15 dicembre 1909 recuperato presso l'emeroteca regionale di Messina abbiamo trovato un articolo del Cav. Luigi Mazzullo molto interessate preceduto dalla prefazione predisposta dalla redazione del quotidiano. La copia presente nella emeroteca era stata inviata da Mazzullo a Tommaso Cannizzaro.

Il nostro eroe garibaldino nella sua lettera inviata al quotidiano non ci pare tanto soddisfatto di come siano andate le cose per Messina dopo l'Unificazione forzata per la quale anche lui, forte dei suoi ideali e della sua giovane età, aveva contribuito a realizzare partecipando in prima persona alla scrittura di una pagina indimenticabile del Risorgimento italiano. Nella sua lettera sfogo vediamo un Mazzullo, ormai ottantenne, deluso dall'abbandono del Governo italiano nei confronti della martoriata città di Messina. Si rese conto che la realtà era rimasta inalterata e che avevamo solo cambiato padrone, ma pur sempre di padrone si trattava. Figuriamoci cosa avrebbe scritto oggi ! Stanco di aspettare aiuti dall'esterno il guerriero sollecita i suoi conterranei a darsi una smossa, a svegliarsi e fare da soli in sostituzione di ciò che uno Stato sensibile avrebbe dovuto fare a favore della città devastata dal tremendo terremoto. Chi fa da sé fa per tre sembra voler dire ai messinesi di allora e di oggi. E' un Mazzullo completamente diverso,ma sempre combattivo contro le ingiustizie e i soprusi. E' un Mazzullo diverso da quando il 28 gennaio 1861, soddisfatto per come andava l'Unificazione, scrisse da Messina all' Abate del Monastero di Mandanici Giuseppe Longo,suo cugino. Così diceva nella missiva “qui ieri si fece la votazione pei deputati al Parlamento:nel collegio del Priorato risultò La Farina, in quello dell'Arcivescovado Natoli;ebbe un gran numero di voti il Sig. Interdonato ma non bastarono. Quest'oggi si spacciava come certa l'apertura di una breccia a Gaeta. S'è vero a momenti se ne sentirà la presa. Un vapore francese che venne ieri sera,ore 23,recò che il giorno 23 andante fu impedito di sbarcare a Gaeta una quantità di viveri e munizioni caricate a questo scopo a Marsiglia poiché la flotta Italiana avea operato effettivamente il blocco. Ritornò indietro e scaricò quegli oggetti in Civitavecchia. Ripassato il giorno 24 innanzi a Gaeta vide che il bombardamento era terribile e che la piazza non rispondeva più con vigore. Messina 28 gennaro 1861.P.S. Domani si festeggia il 29 gennaro. Viva la Sicilia,Viva L'Italia”.

Nel 150° anniversario di quell'Unità tutto sembra essere rimasto immobile nella situazione descritta dal nostro illustre compaesano. Anche la Sicilia festeggia il 150°e molti siciliani sono convinti che sia giusto festeggiare comunque e a prescindere, forse nella convinzione che prima o poi anche gli altri fratelli (gli Italiani con la I maiuscola) ci considereranno e ci accetteranno come italiani. La Provincia di Bolzano non ha niente da festeggiare in quanto nessuno ha chiesto loro se volevano diventare italiani,a noi invece SI lo hanno chiesto con le armi e con un plebiscito farsa, e la polemica potrebbe continuare.

Ecco la trascrizione integrale dell'articolo:

Il Governo ci ha addirittura abbandonati. Di fronte allo spettacolo miserando della distruzione della Regina del Peloro. Il governo della 3^ Italia è rimasto sordo e indifferente! E' bene che i messinesi si destino dal letargo in cui li ha fatti cadere la sventura. E' bene che i figli di coloro che affrontarono le soldatesche borboniche nel 1847 facciano sentire alta la loro voce di protesta.

Messina non può non deve morire.

Messina che ha scritto una gloriosa pagina nella storia del nostro Risorgimento meritava davvero un altro trattamento dal Governo centrale. Noi siamo avversi alla guerra civile; noi siamo avversi alle lotte fraterne,ma via dopo tutto la pazienza ha un limite.

C'intendiamo dunque?

Ma ecco intanto la lettera del Cav. Mazzullo

una proposta che farà strabiliare

Vogliamo sul serio che Messina risorga? Quello che non fa il governo facciamolo noi,con, senza e contro il suo consenso. I forti, solo i forti e i violenti ottengono quello che vogliono. Cittadini della Città del 1° settembre ricordatevi che qui cominciò il movimento,che fece l'Italia una e costituzionale tutta l'Europa continentale e che qui,se vogliamo,comincerà il movimento,che farà la Repubblica federale latina e gli Stati uniti di Europa. I nostri padri qui chiamarono i Romani,che cacciarono da Sicilia i Cartaginesi;qui i Normanni,che espulsero dall'Isola bella i Saraceni; qui sostennero l'assedio di 80 mila angioini;qui pugnarono strenuamente dal 1674 al 1678 contro gli Spagnuoli; qui si fecero bruciare contro gli scherani del Re Bomba e qui noi siamo risorti contro il terremoto del 28 dicembre 1908. Qui se il Governo continuerà a fare il sordo bruceremo le brutte baracche, e improvviseremo una lotta,che farà stupire il mondo civile e non civile. Gli eunuchi che da mezzo secolo ci reggono ed hanno puttaneggiato con tutti i ministeri,hanno essi pure minacciato di mostrare in barricate le nostre rovine....Vigliacchi,eunuchi e traditori indietro. La città nostra è tutta una barricata. Con 200 veri messinesi, si possono tenere in iscacco 20.000 soldati. Tutti i cannoni del mondo non potranno abbattere una Città già abbattuta ed i suoi difensori, anche pochi,dietro il sibilo delle loro palle,vi faranno sentire il fischio del loro scherno. Indietro dunque o canaglia di tutti i colori. Non vogliamo né preti, né borbonici, né stranieri di dubbio colore ed a coloro, che ancora gridano contro la società belga, che lasciò vigliaccamente in abbandono il nostro tranvia,rispondiamo,riattiviamolo,da noi a furia di popolo e a calci nel sedere ai sedicenti rappresentanti della società e suoi difensori. A coloro, che han constatato l'integrità del nostro teatro massimo e desiderano una lieve spesa per riattivarlo,gridiamo: apriamolo per com'è: ad un popolo che ha veduto 80 mila dei suoi figli sepolti sotto le macerie,non può fare specie se il teatro rovinando all'improvviso,ne seppellisse ancora uno o due migliaia. Avanti dunque, o messinesi superstiti,accorrete da Catania,da Palermo e da ovunque vi troviate, pel 28 dicembre al nostro Massimo. I nostri figli sepolti,solleveranno le braccia dalle macerie e grideranno bravo ai fratelli superstiti. Una città che ha tali figli non morrà mai. I nostri padri sapevano incontrare la morte,lavandosi e profumandosi pria e coronandosi di fiori. Avanti dunque o stirpe di Lacedemoni e dei Mamertini,per la sera del 28 dicembre tutti al Teatro: Il comitato della commemorazione penserà a spolverarlo ed illuminarlo”.

P.S. Come si può facilmente immaginare le carte di cui sopra sono frutto di lungo lavoro di ricerca,sono messe a disposizione dei nostri lettori con piacere,si prega solo di citare questo sito nel caso si volessero utilizzare.

Condividi su Facebook