 Una data 
	che non dice niente ai più, una data sbiadita, dimenticata,volutamente 
	rimossa, cancellata, è il giorno della caduta di Bronte e della ritirata 
	tedesca verso Messina. A Mandanici doveva essere una giornata di festa, era 
	infatti Domenica quell' otto agosto del '43, ma improvvisamente si trasformò 
	in una tragica giornata di lutto ed in particolare per un suo figlio che 
	ebbe la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato a godersi la frescura 
	mattutina del vallone Carasà dove soffiava un alito di fresco venticello. Da 
	quel fatidico giorno sono trascorsi appena settant'anni ma sembra 
	un'eternità,la gente non ha dimenticato ma si è solo rassegnata davanti ai 
	grandi avvenimenti che hanno cambiato la storia del mondo. La ricorrenza ci 
	da l'opportunità di ricordare per non dimenticare le nefandezze della guerra 
	vissuta in modo terribile dai militari ma anche dalle popolazioni civili. Le 
	nostre maestre oltre ad insegnare la storia degli antichi popoli e degli 
	avvenimenti transnazionali dovrebbero pure rispolverare la storia nostrana 
	fatta di piccoli episodi ma non per questo meno importante. Non è 
	sufficiente ricordare i nostri morti per guerra o vittime civili solo ogni 4 
	novembre con la fredda lettura dei loro nomi davanti al Monumento dei 
	Caduti. Ognuno di loro aveva una storia tutta propria,una famiglia tutta 
	propria. Sono proprio queste nostre storie che ripulite dagli inutili e 
	perniciosi ideologismi possono rappresentare una importante risorsa 
	didattica in quanto ci danno l'opportunità di capire da dove veniamo e dove 
	vogliamo andare.
Una data 
	che non dice niente ai più, una data sbiadita, dimenticata,volutamente 
	rimossa, cancellata, è il giorno della caduta di Bronte e della ritirata 
	tedesca verso Messina. A Mandanici doveva essere una giornata di festa, era 
	infatti Domenica quell' otto agosto del '43, ma improvvisamente si trasformò 
	in una tragica giornata di lutto ed in particolare per un suo figlio che 
	ebbe la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato a godersi la frescura 
	mattutina del vallone Carasà dove soffiava un alito di fresco venticello. Da 
	quel fatidico giorno sono trascorsi appena settant'anni ma sembra 
	un'eternità,la gente non ha dimenticato ma si è solo rassegnata davanti ai 
	grandi avvenimenti che hanno cambiato la storia del mondo. La ricorrenza ci 
	da l'opportunità di ricordare per non dimenticare le nefandezze della guerra 
	vissuta in modo terribile dai militari ma anche dalle popolazioni civili. Le 
	nostre maestre oltre ad insegnare la storia degli antichi popoli e degli 
	avvenimenti transnazionali dovrebbero pure rispolverare la storia nostrana 
	fatta di piccoli episodi ma non per questo meno importante. Non è 
	sufficiente ricordare i nostri morti per guerra o vittime civili solo ogni 4 
	novembre con la fredda lettura dei loro nomi davanti al Monumento dei 
	Caduti. Ognuno di loro aveva una storia tutta propria,una famiglia tutta 
	propria. Sono proprio queste nostre storie che ripulite dagli inutili e 
	perniciosi ideologismi possono rappresentare una importante risorsa 
	didattica in quanto ci danno l'opportunità di capire da dove veniamo e dove 
	vogliamo andare.
	Antonino Saitta, 
	bisnonno del nostro attuale Vigile urbano Giuseppe, sposato con Santa Lo 
	Presti, quel maledetto 8 agosto del 1943 alle 6,30 divenne la seconda vittima 
	civile mandaniciota della seconda guerra mondiale. La prima era stata 
	Agatino Ricciardi il 9 maggio 1943 durante uno dei tanti bombardamenti 
	americani a tappeto della città di Palermo,la terza fu Carmelo Giunta il 7 
	aprile del 1947 per lo scoppio di un residuato bellico sotto il serro di 
	Badia.
	I due piccoli 
	perfidi aerei sbucarono all'improvviso da Mualio volarono radenti al suolo 
	quasi prossimi ad accarezzare le cime degli alberi, spaccarono il cielo con 
	il loro cupo e assordante rumore amplificato dalla ristrettezza della nostra 
	vallata del NICITA. Tutti riuscirono a scappare infilandosi nei portoni, nei 
	vicoli adiacenti o al riparo dietro i muri delle case, solo Antonino Saitta 
	non vi riuscì sia per la tarda età, aveva 79 anni, sia perché ne aveva 
	sottovalutato il pericolo mentre la piazza tutta sprofondò in un silenzio 
	agghiacciante di morte.
	Spararono 
	all'impazzata sulla piazzetta Carasà, ora slargo del Corso Mazzullo, 
	seminarono terrore e morte e con virate acrobatiche s'involarono verso la 
	marina dopo aver scippato la famiglia del caduto dei suoi affetti più cari 
	lasciandola nel dolore e nella rabbia.
	Nessuno è in 
	grado a tutt'oggi di conoscere la nazionalità dei due aerei, si è detto di 
	tutto e di più. Però nella concitazione del momento nessuno è stato in grado 
	di prendere “la targa”. Erano uno inglese ed uno tedesco che si inseguivano 
	impegnati in un combattimento aereo o erano solo due spitfire della RAF in 
	servizio di perlustrazione a caccia di tedeschi e italiani pronti per la 
	ritirata ?.
	Solo i fogli di 
	servizio di quel giorno di queste potenze militari ci potrebbero chiarire la 
	dinamica di quell'omicidio e darci pure i nomi di quei vili che con tanta 
	crudele determinata freddezza misero fine alla vita di un uomo innocente 
	durante una incursione che definire terroristica è da educande.
	Omicidio, 
	perché qualcuno avanzò l'ipotesi che gli imbecilli piloti vedendo quel 
	vecchietto l'abbiano preso di mira facendo semplicemente tiro a segno per 
	dimostrare a se stessi quanto erano bravi nel colpire il bersaglio. Non 
	riusciamo a trovare l'aggettivo giusto, avendo centrato un obiettivo inerme. 
	I siciliani per gli alleati erano considerati barbari ed arretrati tanto che 
	Patton invitava i suoi soldati ad uccidere e massacrare senza pietà e con 
	determinazione. Nel loro palmares personale, quand'anche non lo abbiano già 
	fatto, i piloti potranno aggiungere come preda del loro raid vandalico 
	Antonino Saitta mentre noi lo abbiamo aggiunto a perenne ricordo sulla 
	lapide dei caduti di tutte le guerre come vittima civile per non 
	dimenticare.
	L'unico segno 
	visibile rimasto di quella brutta giornata si trova impresso su di una 
	bacchetta di ferro del balcone della casa dell'attuale Sindaco Armando 
	Carpo, ex casa Prestandrea, posta sul Corso Mazzullo con la speranza che i 
	lavori in corso di ammodernamento dell'immobile non cancellino quel segno 
	indelebile ma che venga lasciato intatto a perenne ricordo.
	Solo dieci 
	giorni dopo la guerra siciliana, iniziata il 9 e 10 luglio del mese 
	precedente con lo sbarco degli alleati, si trasferì sul continente e fu 
	proprio quell'8 agosto del 1943 che Kesselring ordinò a Hube di incominciare 
	la ritirata strategica dalla Sicilia che si concluse la mattina del 17 
	successivo con la conta di 9.000 caduti sul campo per l'asse 
	tedesco/italiano e 4.300 per gli alleati.
	Il 19 agosto 
	arrivarono a Mandanici gli inglesi. Per accattivarsi il consenso e 
	accaparrarsi la calorosa accoglienza della gente misero a disposizione di 
	quanti si avvicinarono titubanti ai loro automezzi, gallette, cioccolata e 
	sigarette.