Home

25 novembre 2009

Aurelio Lenzo e la sua unità d’Italia
 

Il Presidente della Repubblica con un suo decreto del 24 aprile 2007 ha già istituito un comitato interministeriale per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia che per la precisione cadrà il 17 marzo del 2011.

Ingrandimento immagineIl 150° cade in un momento in cui l’Italia si interroga, un momento nel quale cadono molte certezze sia sulla voglia di essere italiani sia sull’opportunità di rimanere tali ad ogni costo. Gli ultimi tragici avvenimenti di Giampilieri e Scaletta ci danno il termometro di quanto ci tengano in considerazione gli altri italiani. Stiamo vivendo un momento in cui il Nord con maggiore acrimonia discrimina il Sud, un Sud assistito che giorno dopo giorno prende le distanze da un Nord opulento e nonostante tutto piagnone. I giovani del Nord e del Sud si sentono poco motivati e non riescono più a incontrarsi in quegli ideali che fecero grande la nostra Nazione lastricata di eroi morti per forza a partire dalla nordica risorgimentale (o espansionismo) esperienza garibaldina aiutata dalle masse contadine siciliane stanche e vessate dai Borbone.

Aurelio Lenzo di Mandanici in controtendenza sente forte il desiderio di italianità e lo esterna a modo suo con una breve poesia che ci ha inviato da Parma ove risiede.
 

PER IL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA

Fremiti di tricolori
risplendono
nel pieno fervore
di vita italica.
Dall’algide vette
alpine
un giorno fulgenti di speme,
oggi reali frontiere
dischiuse
al progresso del mondo,
all’umile sponde,
all’isole
ridenti di mare e di cielo,
dispiegasi il palpito giovane
di questa
appena centenaria
Italia.
Centocinquant’anni,
un attimo solo
di fronte alla vita
dei popoli,
o Italia fanciulla!
Rivivono,
ammantati di gloria
i grandi di ieri;
risorgono dai cimiteri,
coronati di grata memoria,
i volti pensosi, sognanti
di quelli
che primi ti vollero
unita.
Non sventola sulla laguna
più il bianco vessillo
di resa impotente;
sbocciata
dal sogno grande
dei martiri,
al sole risplende
oggi
la nostra bandiera,
mirabile fiore
che fonde
in un palpito solo
i figli d’Italia,
dal silente candore
dell’Alpi
non più rombanti di guerre,
ai tramonti di fuoco,
corruschi
delle giubbe e del sangue
dei Mille,
ai verdi campi
fecondi
nel fervore dell’opre.
Centocinquant’anni
d’irto cammino,
di lotte,
un periodo d’affanni,
un attimo solo
di vita
di fronte alla storia,
un attimo, grande,
di gloria.