Home

25 maggio 2011

Guerra delle decime

Ingrandimento immagineParlare oggi di decime sembra anacronistico,in pochi sanno di che trattasi, ma la loro imposizione e esazione ha costituito ab immemorabile motivo di contenzioso e di scontri di tutti contro tutti. Pagare la decima parte di quanto si produceva o il suo equivalente in denaro non era cosa da poco. Mandanici fin dalla sua fondazione a cura del Conte Ruggero nell'anno 1100 (6608 dalla fondazione del mondo) è stata governata dall'Abate di Santa Maria di Mandanici nella sua qualità di guida spirituale e anche di Signore. Tutti i possedimenti rientranti nel circuito descritto da Rocco Pirri appartenevano di diritto al Monastero e per esso ai suoi rappresentanti pro-tempore.

Il Conte Ruggero dotò l'Abbazia di una lunga serie di privilegi, tutti confermati dal suo successore all'Abate Filadelfio in Messina nel 1145. I residenti inizialmente erano tenuti a fornire due uomini al mese,ventiquattro per tutto l'anno e una gallina a testa cinque giorni prima della Natività e a Pasqua. E così dalla sua fondazione fino al 1476 quando fu assegnato al Monastero Bernardino Sollima messinese, primo Abate Commendatario di nomina regia con l'approvazione del Pontefice. Nelle cose temporali l'Abate Commendatario è Barone e Signore della città con il potere di nomina del Capitano, del Giudice e di altre figure istituzionali mentre nelle cose spirituali è Archimandrita. I proventi annui che il monastero incassava nel 1553 ammontavano a complessive once 138 derivanti dalla gabella sui maiali, sulle capre, dai boschi, dalla seta, dalla decima sulle vettovaglie (grani,orzo-ori-,fave e altri legumi in genere) dalla decima sul vino e sul lino. Altri introiti derivavano dalla fida pascolo. Il pascolo nel bosco era proibito dal 15 settembre fino a Carnevale per potere effettuare la raccolta delle ghiande.

La nomina della figura del Commendatario ha creato non pochi problemi a Monaci, officianti secondo il rito greco e latino, per il mantenimento degli stessi,per l'esercizio del culto divino e per i lavori di manutenzione ordinaria al complesso monastico.

Tutti i Commendatari che si succedettero pretendevano di appropriarsi di quasi tutte le interessanti entrate del Monastero lasciando ai monaci solo le briciole. Questo stato di cose diventò insopportabile e creò grande malumore tra i Monaci tanto che il Re Filippo IV e il Papa Sisto IV hanno ritenuto opportuno porvi rimedio procedendo alla suddivisione dettagliata (separazione della mensa) delle entrate dei Monaci da quelle del Commendatario. Per fare ciò inviarono presso il monastero nel 1589 il regio visitatore Bruno Farneto assistito dal notaio messinese Salvo Pictari. La suddivisione prevedeva una rendita annua a favore dei Monaci di onze 96 che fu accettata da Fra Sisto di Michele della Terra di Mandanici nella sua qualità di Priore del Monastero. Le controversie sembrarono appianarsi, ma andando avanti i Monaci continuarono a lamentarsi ritenendo insufficienti le entrate riscosse dal monastero e oltremodo abbondanti quelle dovute all'Abate Commendatario. I ricorsi presso il Real Tribunale del Patrimonio erano all'ordine del giorno con risultati alterni.

L'Abate Commendatario pretendeva le decime mustali anche sulle vigne piantate dal monastero dopo la suddivisione della mensa fatta nel 1589 ed è stata necessaria una sentenza del tribunale del real patrimonio di Palermo del 23 settembre 1632 per dare ragione ai Monaci. Mentre per le vigne impiantate prima della separazione della mensa il Monastero dovette corrispondere ogni anno onze 4 di vino mustale. In quell'occasione Abate Commendatario era Cesare Alessandro Scaglia di Verrua (TO) (1592/1641) dell'Ordine di San Benedetto nominato da Filippo IV con lettera datata Madrid 4 giugno 1631, nomina confermata a Roma da Papa Urbano VIII il 3 ottobre 1631. L'Abate, utilizzando anche i lauti introiti del Monastero di Mandanici, si fece ritrarre dal grande pittore fiammingo Antonio Van Dyck. Di questo Abate, e solo di questo, siamo riusciti a trovare il ritratto che il famoso pittore gli fece nel 1634, ritratto che si trova esposto nella National Gallery di Londra. Come si vede nel ritratto siamo in presenza di un personaggio dal fisico imponente. Altro ritratto lo ritrae in adorazione del Bambino e della Madonna.  Nel 1698 ci furono altre liti per gli erbaggi,per il taglio della legna ed altre giurisdizioni. Si è resa necessaria una sentenza del tribunale della regia monarchia confermata dal concistoro per stabilire che spettava al monastero e non al Commendatario il diritto di fidare gli animali,di affittare i pascoli nonché il diritto di autorizzare o di vietare il taglio della legna.

Altro motivo di litigiosità nacque successivamente con il Commendatario don Stefano Laredo che non intendeva pagare onze 4 all'anno dovute per effettuare l'elemosina di pane che i Commendatari erano obbligati a pagare ab anticho nel giorno della festa della SS. Annunziata,titolare della terra di Mandanici e del monastero. Il Commendatario era riuscito a farsi esentare dal pagamento dell'elemosina con sentenza del 2 ottobre 1766 emessa dal tribunale del real patrimonio di Palermo senza che fossero stati ascoltati i monaci. Pretendeva pure il pagamento di gr.4 per ogni libbra di seta estratta dai mangani e la decima degli animali ovunque fossero a pascolare dal giorno della sua nomina a Commendatario. Il contenzioso successivamente non fu solo tra i Monaci e il Commendatario ma anche contro il Comune di Mandanici che con propria delibera decurionale (consiliare) del 26 ottobre 1842 procedette alla soppressione delle decime, delibera che fu dichiarata legittima dal Tribunale civile di Messina ritenendo le decime illegittime, angariche e abusive. Per trovare legittimità a tale imposizione forse bisognava risalire alle concessioni del Conte Ruggero. Il Comune difendeva i suoi amministrati da imposizioni feudali, i monaci e il Commendatario, questa volta in unità d'intenti, difendevano con i denti privilegi antichi e oppressivi.

Uno degli ultimi Abati commendatari fu Giovanni D'Angelo (1763/1832) canonico della cattedrale di Palermo e scrittore erudito,mentre don Giuseppe Longo fu l'ultimo Abate monastico al 30 ottobre 1866 con la soppressione delle corporazioni religiose e con il passaggio dell'immobile al nuovo Stato Italiano e finalmente con la soppressione di fatto delle odiate decime.