24 gennaio 2011
Un giorno sul campanile della Chiesa di Santa
Domenica
Faceva un caldo
torrido,era il 10 agosto del 2006, quando fui invitato da Peppe Stracuzzi ad
assistere al cambio “du nerbu” della Campana grande (a campana ranni) sul
nostro campanile. L'occasione mi è sembrata imperdibile in quanto si
perpetrava un rito che generalmente avveniva ogni quaranta anni circa,
quando veniva suonata solo in feste religiose particolari. Adesso con
l'installazione di un meccanismo di elettro meccanizzazione se ne fa un
abuso per cui la sostituzione della stringa richiede tempi più ravvicinati.
Con un po di
affanno attraverso una scalinata stretta e piena di calcinacci scrostatisi
dai muri perimetrali e di abbondanti defecazioni degli uccelli,
incontrastati padroni di casa, sono arrivato sull'ultimo pianerottolo ove
trovasi il battaglio (u battagghiu) della Campana da sistemare prima che
qualcuno potesse farsi del male. Da moltissimi anni non ero più salito sul
campanile per cui la emozione fu abbastanza forte nel rivedermi ragazzo
insieme ad altri ragazzi provare a tirare insieme la lunga fune collegata ad
una staffa di legno,attraverso una corona di ferro, che consentiva un'ampia
oscillazione dell'incastellatura e quindi della stessa campana. Ne scaturiva
un suono a distesa (campanata) molto gioioso e foriero di festività.
Le campane fin
dai tempi remoti hanno rappresentato per tutte le religioni,ma in
particolare per quella cristiana,la voce della Chiesa. Papa Sabiniano
ufficializzò la campana quale simbolo cristiano nel VII secolo. Un mezzo di
comunicazione di messaggi di fede, un amico suono attorno al quale si
riconosce e si ritrova un'intera comunità nella condivisione di momenti
felici e dolorosi.
Per Papa
Giovanni Paolo II “è una bella cosa ascoltare il suono delle campane che
cantano la gloria del Signore da parte di tutte le creature”. Diceva
pure Chateaubriand “innanzi tutto ci par cosa veramente mirabile l'aver
trovato modo di far nascere ad un sol colpo di martello in uno stesso
momento un medesimo sentimento in mille cuori diversi e l'aver costretti i
venti e le nubi a pigliar sopra di se i pensieri degli uomini”. Notizie
scritte riguardo alla nostra Campana non se ne sono trovate però ci
supportano notizie orali tramandate da padre in figlio e quelle impresse in
modo indelebile sulla stessa,come pure si tramandava da padre in figlio
l'impegno di suonare le campane e andando a ritroso nello scorso secolo si
ricordano Francesco Stracuzzi, Concetto Stracuzzi, Angelo Miano, Agatino
Caminiti, Giuseppe Stracuzzi.
Per quanto
riguarda la composizione della lega dei materiali tutto farebbe pensare,sia
per il colore sia per l'ottimizzazione della sonorità, alla presenza di una
sostanziale quantità di stagno fusa insieme al piombo,al bronzo,al rame e ad
altri metalli.
Ha un'altezza
di cm 78 e un diametro al labbro inferiore di cm 86.Il batacchio è lungo cm
83 con una circonferenza,nel punto di contatto sul labbro della campana, di
cm 32
La parte alta
della campana per tutta la sua circonferenza è ornata da fregi finemente
cesellati,a scendere si trova sul lato che guarda verso il quartiere Rocca
la raffigurazione in rilievo di Santa Domenica V.M. Patrona di Mandanici.
Sul lato opposto l'effige sempre in rilievo di Sant'Antonio Abate col suo
bastone.
Le iscrizioni
sul sacro bronzo rappresentano frammenti di storia locale e si snodano su
tre linee parallele sulle quali è possibile leggere: sotto l'immagine di
Santa Domenica:
OPERA PROPRIS
EXPESIS UNIVERSITATIS
T R E (terrae)
MADANICIS
A N O
1 8 0 8
Come si può
vedere delle spese si fece carico il Comune di Mandanici erroneamente
indicato in fase di stampo col genitivo Madanicis ,altro errore ANO con una
sola N. La data di costruzione indicata nel 1808, qualche secolo dopo
l'ultimazione dei lavori della torre campanaria, presenta i due 8 in rilievo
assomiglianti di più a due B anziché a due 8.
Sul lato quasi
opposto sotto l'effige di Sant'Antonio Abate ci sono parole in rilievo
disposte su quattro linee, ma non non è stato facile leggerle:
P IOSEPPH d (on?) F(rancesco
?)ALIBRANDO
PAULO d (on?)MASTROHENI
JOANE d
(on?oppure i ) BELLA
RETTORIBO (Rectoribus?)
Si tratta dei Preti o degli amministratori comunali di quel tempo?
Questa Campana
grande di fatto ha sostituito nelle sue funzioni quella datata 1717 di suono
e dimensioni diverse e comunemente conosciuta come la campana dell'accordo.
Dove è stata
realizzata questa campana grande e da chi?
Certamente è
stata eseguita da fonditori altamente qualificati provenienti da fuori
Mandanici con tecniche di lavorazione abbastanza collaudate in questa forma
itinerante e precedentemente utilizzate altrove con successo.
La campana, e
qui ci aiutano le fonti orali, è stata formata nell'attuale via Bacco ove
venne realizzata pure la fornace il tutto ad una cinquantina di metri sotto
il Duomo. D'altronde sarebbe stato difficile costruirla altrove e
trasportarla con un carramatto a Mandanici lungo il torrente Pagliara. La
quasi impossibilità fisica per l'enorme peso e il grosso rischio di rotture
irreparabili lungo il difficile tragitto privo di qualsivoglia strada
carrabile lasciano supporre che le fonti orali dicano il vero. Pure
l'argilla necessaria per lo stampo poteva essere recuperata in loco in
quantità sufficiente. Per innalzarla nella posizione centrale della torre
campanaria, in cui sin dal 1808 si trova, si utilizzò un metodo tanto
semplice quanto pratico dopo aver proceduto al suo battesimo come previsto
dalle disposizioni ecclesiastiche.
Si portò su una
grossa botte vuota che lentamente venne fatta ridiscendere giù riempita
gradualmente di sabbia consentendo così, con l'aiuto di grossi cavi di
canapa e di carrucole,il sollevamento della pesante campana.
Sin da allora i
Mandanicesi di tante generazioni si sono identificati nella loro Campana e
nel suono melodioso che da essa emana. E' stato ed è motivo di orgoglio e di
sfottò nei confronti dei paesi vicini le cui chiese sono dotate di campane
il cui suono sembra riprodurre quello di un ferro vecchio arrugginito.
Nel nostro
piccolo paese privo degli assordanti rumori cittadini è ancora possibile
ascoltare con piacere il melodioso suono delle campane. Campane che hanno
scandito i ritmi della nostra vita dal battesimo alla cresima, dalle nozze
alla morte,nella cattiva e nella buona sorte. I suoi rintocchi ci chiamano
alla partecipazione, ci invitano a condividere le gioie e i dolori
dell'intera collettività. Ammutoliscono solo dal Venerdì Santo fino alla
Resurrezione per darci la possibilità di potere riflettere in silenzio sulla
magia della vita e della morte.
Farebbe bene
l'Amministrazione comunale ad inserire questa Campana per le sue peculiarità
artistiche e storiche tra i beni culturali posseduti da questo nostro paese.
A fare da
damigelle alla Campana grande sullo stesso pianerottolo si trovano tre
campane di minori dimensioni che producono un suono completamente
diverso,tanto per intenderci simile a quello dei paesi vicini. Esse vengono
utilizzate per produrre sia un suono isolato sia un suono combinato tra loro
o con la Campana grande.
Due di esse si
affacciano sull'arcata che dà sulla piazza Duomo l'altra, detta
dell'accordo, si affaccia sull'arcata che si affaccia sul sottostante
quartiere Pantano.
La prima ha una
altezza di cm 50 e un diametro di cm 45,5 una circonferenza di 162 cm . Su
di essa con qualche difficoltà su due righi si legge:
SINDACO NICOLAO LA SCALA +
SUMPTIBUS COMUNIS MANDANICIS
REFECTA 1836
molto verosimilmente quel refecta sta ad indicare che è stata ricreata
ricavandola dal metallo di altre campane fuse e a spese del Comune (sumptibus).
Nicolò La Scala fu Sindaco di Mandanici dal 1° marzo 1835 al 31 gennaio 1838
La seconda
campana che si affaccia sempre su Piazza Duomo presenta una altezza di cm 38
e un diametro di cm 34,una circonferenza di cm 91. Su di essa si legge:
VIRGO IMMACOLATA
ORA PRO NOBIS
CONFRATERNITA
SALVATORIS
OPUS PIETRI
ARCURI ET
CARLO CIRCIA
1792
(forse questa campana proviene dall'ex Chiesa del SS. Salvatore interrata in
seguito ad una violenta alluvione che colpì il territorio comunale dal 20
gennaio al 5 febbraio 1880).
Queste due
piccole campane vengono suonate a scampanio durante le feste e con i loro
lenti rintocchi annunziano pure l'ultima dipartita di qualcuno.
La terza
campana, sempre dell'ultimo pianerottolo, che si affaccia sul quartiere
Pantano,detta dell'accordo,è alta 66 cm. con un diametro di 61 cm.
Rappresenta una pagina di storia civile e religiosa miniaturizzata
Sotto un tondo
con l'effige di San Giuseppe col Bambino si legge su sette linee parallele:
PROPRIIS EXPENSIS UNITATIS MANDANICIS
REGENTIBO
CRISTOPHORO DE ANGELO
ET IOE LOMBARDO
IURATIS
1717
OPUS PACIS
BARTOCCELLI
ET CAIETANI
GULLO
MESSANE
Unitatis è con la cediglia sopra per cui si legge
Universitatis (del Comune)
Sul lato quasi
opposto, che guarda verso l'ex Chiesa del SS. Salvatore, si legge su cinque
linee parallele:
S T D D I O E
BAPTA PELAGGIO
ARCHIPRESBITERO
SEBASTIANO MASTROENI
ET IOE MASTROENI
RECTORIBUS
STD di
difficile decifrazione. D forse sta per Don mentre l'abbreviazione di IOE
con la cediglia superiore sta ad indicare IOANNE mentre BAPTA con la stessa
cediglia superiore sta ad indicare Battista. Al primo pianerottolo si
trovano pure tre campane. Due si affacciano su Piazza Duomo, la terza si
affaccia sul quartiere Pantano.
Quella che si
affaccia sul quartiere Pantano ha una altezza di cm 40 e un diametro di cm
38 munita di un piccolo batacchio arrugginito. Sulla stessa si legge su otto
righi paralleli:
IL
REVERENDISSIMO
ARCIPRETE
CONCETTO
BARBERA FECE
RIFONDERE
2 CAMPANELLE DI
H 31
A PROPRIE SUE
SPESE
CON AGGIUNTO DI
H 20
CON SPESA DI
L.600
SANTORO LETTERIO
FUSE 1922
Quelle invece che si affacciano sulla Piazza Duomo presentano entrambi delle
lesioni orizzontali con poche notizie impresse.
Su una di esse
si legge: SEMPRE LAUDATO IL NOME DI GESU' E DI MARIA
sull'altra una
data 18.....
Mi sono distratto e ho perso per un momento il perché della salita sul
campanile. Insieme ad aiutare Peppe Stracuzzi c'era pure Peppe Miano mentre
a guardare c'era chi sta scrivendo questi ricordi e Padre Salvatore
Orlando,allora parroco di questa Chiesa.
Attrezzato di
tutto punto Peppe Stracuzzi, che da bambino aveva assistito ad altra
sostituzione del “nerbu”, (laccio o stringa) con l'aiuto dell'altro Peppe ha
provveduto a staccare il pesante battaglio dal gancio ricurvo posto in cima
all'interno della campana. Il battaglio rimane appeso al gancio fisso
attraverso uno spesso laccio (nerbu) che può essere di cuoio prelevato dal
collo del cervo o in mancanza, come nel nostro caso, è stato utilizzato il
membro di un bovino.
I due Peppe si
danno un gran da fare per staccare il battaglio,per sostituire la stringa e
per riposizionarlo nel suo alloggiamento. Dopo alcune ore i due volontari
sono riusciti a portare a buon fine la sostituzione in modo perfetto sotto
lo sguardo compiaciuto di Padre Salvatore Orlando.
A ricordo di
quell'avvenimento ho fatto degli scatti fotografici.
a.c. |