Era
appena ieri, il 15 novembre 2009, quando padre Domenico Manuli aveva
ottenuto alla presenza di tanti fedeli plaudenti l'immissione canonica nella
parrocchia di Mandanici da S.E. Calogero La Piana Arcivescovo di Messina.
Poca acqua è passata sotto i ponti della nostra Chiesa per esprimere giudizi
affrettati sul nostro giovane Parroco, ma certamente ha lasciato il segno e
il seme essendo una persona buona come il pane che le nostre nonne
sfornavano una volta.
Forse, con i
suoi comportamenti e il suo esempio, è stato anche determinante per lo
sbocciare di una nuova vocazione sacerdotale. La sua permanenza a Mandanici
è stata come un lampo di luce, i suoi comportamenti non sono stati mai
offuscati, nemmeno per un momento, da nuvole solitarie.
La sua forte
voglia di portare Gesù ad ognuno di noi è riuscita quanto meno a incuriosire
gli scettici, i non credenti, i distaccati.
Padre Domenico,
purtroppo, non ha riscontrato in tutti i suoi parrocchiani l'accoglienza
giusta che meritava e che giustamente credeva di meritare. Siamo in presenza
di una distratta storia paesana, parolaia, fatta d'incomprensioni, di dire e
non dire, di tirare la pietra e nascondere la mano. Ad onor del vero solo
una piccola parte di fedeli ne criticava l'operato del Sacerdote in un
cortiglio a dir poco edificante per gente che si considera credente e
professante. Ne veniva contestato con giudizi ingenerosi il suo assoluto
disinteresse per le cose materiali, per la sua assenza nella gestione
contabile delle poche risorse, era criticato per il suo mancato inserimento
nella vita sociale della Comunità, per le sue lunghe messe di guarigione
seguite da tanti fedeli esterni per cui non c'erano nemmeno i posti “mi nni
ssittamu”. Sarebbe interessante svolgere uno studio sociologico per
spiegarne meglio le vere motivazioni, sforzandoci di trovare anche i
necessari anticorpi per eliminare le tossine fin qui accumulate.
Sarà forse
colpa del fastidioso scirocco che quando s'impossessa di Mandanici e lo
avvinghia in modo asfissiante per giorni e giorni ci lascia annebbiati,
imbronciati, storditi, ci intorpidisce, ci addormenta.
Comunque va
bene così, cosa fatta capo ha, purché si riesca a disintossicare l'ambiente
che ruota attorno alla Chiesa ma senza perdere quel briciolo di fiducia
senza la quale sembrerebbe stupido continuare a restare per lottare contro i
mulini a vento. Occorre che con pacata fermezza si riparta con la massima
fiducia e nel rispetto reciproco abbattendo gli steccati dell'appartenenza,
cercando di fare tutti insieme un passo avanti con la voglia di confrontarci
in un clima disteso.
Padre Manuli
volava troppo alto e noi che guardiamo appena solo dove mettiamo i piedi non
eravamo nelle condizioni di vederlo e apprezzarlo.
I suoi vecchi
parrocchiani di Saponara marittima venivano molto spesso a seguirlo fin qui
a Mandanici, chissà se a loro si aggiungeranno anche quelli di Mandanici per
seguirlo nella nuova destinazione. Quasi sempre si apprezzano le qualità
delle persone quando vanno via.
Non sappiamo se
S.E. L'Arcivescovo ha ricevuto direttamente delle lagnanze da qualche fedele
o semplicemente ha voluto esaudire l'esigenza di padre Domenico di volere
servire Dio in altro modo, lontano da Mandanici, fuori dalle luci della
ribalta.
Il codice
canonico prevede che qualora il Sacerdote non si sia inserito bene nella sua
Parrocchia o le sue capacità siano necessarie altrove il Vescovo a sua
insindacabile e libera discrezione e sensa fornire giustificazione alcuna
(ad nutum) lo destina ad altro incarico. Sicuramente l'Arcivescovo avrà
usufruito di questa Sua prerogativa in quanto padre Domenico era stato
destinato alla nostra Comunità per restarvi nove anni, quindi vi sarebbe
dovuto rimanere per altri quattro ancora. Né è pensabile che il nostro
Parroco si sia macchiato delle altre colpe previste dallo stesso codice
canonico.
E' stata
sufficiente la mancata affinità con alcuni parrocchiani per l'adozione del
provvedimento di trasferimento o è stato il grave fardello che il giovane
Parroco non è riuscito a gestire e alla fine si è deciso a buttare la
spugna, o entrambi ?
Se la decisione
maturata, speriamo, dopo una profonda e attenta riflessione è stata tutta
sua ne prendiamo atto e auguriamo a padre Domenico che possa trovare altrove
lontano dalle favole paesane la sua giusta dimensione. Se la scelta
dell'Arcivescovo sia dipesa da condizioni ambientali, speriamo che S.E. non
si vesta dei panni di Giove della favola del re travicello di Esopo “quia
vestrum bonum ferre noluistis, nunc malum vestrum perferte”.
Da questa
storia, da questa brutta storia, non ci sono vincitori, abbiamo perso tutti.
Buon lavoro
padre Domenico ovunque Tu vada e grazie per quanto sei riuscito a darci,
grazie per il tratto di strada che hai voluto o dovuto nolente percorrere
insieme a noi.
Domenica
prossima sarà la sua ultima Messa a Mandanici e chiuderà con il battesimo
del piccolo Jacopo.