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2 Maggio 2013

LA CASA SULLA STRADA DI RAINTON

Il tenente Frank Pirrone se ne stava tranquillo a guardare i tetti di Londra, dalla finestra del suo ufficio di Scotland Yard, quando la porta si aprì ed entrò l’agente Miller: - Signor tenente, il Capo le manda l’ultimo dischetto delle famose telefonate, e vorrebbe che lei lo contattasse -.

Le “famose chiamate”, non ne poteva più…

Frank Pirrone, un nome troppo siciliano per un inglese, ma il motivo c’era: era nato si a Rainton nello Yorkshire, ma era figlio di un “immigrato” italiano e di una ragazza inglese.

I suoi si erano conosciuti a Mandanici (meta di una vacanza della madre), e da allora non si erano più lasciati… amori anni sessanta!.. Quindi matrimonio e trasferimento in Inghilterra: per quegli anni una storia come tante… così Frank nacque certamente inglese… ma con un animo siculo.

Pensava a suo padre: Salvatore. Quel giovane di Mandanici pieno di buona volontà che, una volta in Inghilterra, si era dato subito da fare per inserirsi nella società “Albionica”, e bisogna pur dire che si fece subito onore, prima come studente, e poi, appena diplomato, come ottimo funzionario in seno al corpo di polizia di Londra, tanto da essere ritenuto uno tra i cinque detective più efficienti di tutto il corpo.

Fin da piccolo, una costante della vita di Frank, era sempre stata la vacanza nella casa di campagna della nonna materna, posta tra i pascoli, a mezza strada fra la “Motor road A1”, e il centro abitato di Rainton, proprio di fronte alla “Inn” (in realtà una vecchia stazione di posta per i cavalli), che una volta era stata anche rimessa su come “Motel”, incontrando invero anche un certo successo, ma il tempo, la modifica della cultura turistica e qualche errore di gestione, la fece decadere sia come albergo che come ristorante, facendola diventare il fantasma di se stessa.

Gli anni passavano e Frank cresceva benissimo: college, diploma e, neanche a dirlo, inserimento in quell’ambiente che era stato di suo padre, e adesso lui si dava da fare per tenere alto il livello di stima che tutti avevano per il suo vecchio e, diciamolo pure, per la “sua” Sicilia.

Si era sposato con una ragazza “rigorosamente” inglese, che gli aveva regalato un delizioso bambino: Sal (Salvatore) che ora aveva quattro anni. Così ora il cerchio si chiudeva e adesso toccava a lui portare il figlio ogni anno in vacanza nella casa di campagna di Rainton, dove ormai viveva stabilmente la madre, e dove il bambino era felice di correre tra i prati o fantasticare su quell’edificio vetusto ma pieno di quel fascino che solo le vecchie costruzioni inglesi sanno emanare… e la nostra “Inn” di fascino ne aveva da vendere.

Era diventata il punto di riferimento di tutte le fantasie di Sal

Il tetto di paglia, i muri con le travi e i rinforzi di legno a vista, il recinto in tavole di quercia, e poi i rumori e i cigolii che il vento produceva riuscendo a passare in mezzo al fitto tetto di paglia e tra gli infissi alquanto scombinati, raggiungendo anche qualche porta interna facendola sbattere. Di notte tutto il “concerto” era ancora più affascinante regalando, a quel bambino, elementi di mistero che egli attribuiva a qualche “Harry Potter” locale tanto da chiamarla: “La casa del Maghetto”…

- Signor tenente - ripeté l’agente Miller distraendo Frank da questi pensieri - il Capo vorrebbe che lei lo chiamasse… -.

-… Ho capito, Miller, ho capito… lo chiamo subito…-.

Formò il numero interno: - Capo ho ricevuto i dischetti, e stiamo tentando di capire da dove possano essere fatte le telefonate. Siamo già riusciti in linea di massima a localizzare l’area: quasi tutte partono dalla zona di York, Ripon e Dishfort e, proprio di quest’ultima siamo riusciti a localizzare la cabina da dove è stata fatta la chiamata, grazie alla durata del messaggio; per le altre, ci stiamo lavorando sopra. Lei sa che è un lavoro lungo e delicato, tanto più che non possiamo chiedere aiuto a nessuno -.

La storia delle chiamate minatorie, terroristiche, ricattatorie: non se ne poteva più a Scotland Yard. Ogni giorno ne arrivava un paio e ogni giorno le minacce all’Inghilterra erano sempre più terrificanti.

La cosa era cominciata quando il governo Inglese aveva preso la decisione di potenziare la presenza delle truppe in Irak, ma in un primo tempo, pochi avevano creduto nell’escalation di questo fenomeno. Si sbagliavano: i terroristi, talebani o altro, adesso facevano sul serio, al punto che avevano fatto trovare una bomba, anche se senza innesco, proprio sotto la colonna di Nelson a Trafalgar Square. Era questa una grossa provocazione, tanto più se si pensa a quanto e com’è presidiata la piazza, e quale danno avrebbe potuto provocare se fosse stata attiva.

Il tenente Pirrone aveva avuto l’incarico di dirigere della Squadra per la ricerca di elementi validi a rintracciare chi potesse essere la mente di questo piano eversivo e, soprattutto, dove fosse il centro operativo.

Essere riusciti a localizzare le zone delle chiamate era già qualcosa, ma c’era, nello staff, chi considerava la cosa poco attendibile se non addirittura depistante. Perché le richieste di ritiro delle truppe, di liberazione di detenuti e minacce di “apocalittiche esplosioni” da commettere a Londra, partivano da luoghi così distanti dall’obiettivo?

L’analisi dei dischi, rilevava una costante: erano certamente tutte registrazioni. La voce monotona, che parlava un inglese abbastanza corretto e con un’inflessione leggermente orientale, era preceduta all’inizio di ogni chiamata dallo scatto chiarissimo dell’avvio di un registratore.

I satelliti avevano il loro bel da fare, ma oltre che dare le indicazioni generiche della triangolazione delle emittenti, non riuscivano a fornire la posizione esatta dell’operatore.

Il tempo passava e la “squadra” non riusciva ancora a cavare il classico ragno dal buco. L’autunno stava cedendo il passo all’inverno e i temporali si verificavano ormai quotidianamente. Il comando del campo d’aviazione di Dishfort, sede del “Centro elicotteri” della RAF, e che avrebbe potuto dare qualche contributo alle ricerche, per la vicinanza di uno dei posti segnalati, era bloccato dal maltempo ma ancora peggio, la dirigenza delle indagini aveva proibito qualunque ingerenza del Centro.

Nei giorni che seguirono, si aggiunse qualche nuovo elemento, le cosiddette “chiamate”, erano state fatte da località che si trovavano fuori dei “confini” usuali e qualcuna addirittura dalla Scozia, ma sempre con le stesse modalità. L’elemento nuovo era nella qualità: la purezza delle registrazioni, poiché si era ormai certi che di registrazioni si trattava, era scaduta e di molto. Erano comparsi alcuni rumori di fondo che disturbavano la chiarezza dell’ascolto.

Ormai la “squadra” cominciava a dare qualche segno di stanchezza ma Frank Pirrone non aveva nessuna voglia di cedere: - A costo di non dormire la notte, voglio sapere dove sono annidati questi…-.

Sapeva che questa era una frase che faceva un certo effettaccio sui suoi collaboratori, e proprio quest’idea gli fece prendere una decisione: portarsi il lavoro a casa e poter così continuare indisturbato.

In ufficio tutti si stavano preparando per il week-end, così per Frank Pirrone fu più facile raccogliere il materiale occorrente per il lavoro a casa.

Il sabato mattina era già al lavoro, e la sua attenzione era focalizzata su gli “ultimi arrivi”. Il tempo ormai era dei meno adatti a gite o merende sull’erba così, senza alcun rimorso per non poter portare la famiglia fuori, si mise al computer per studiare i dischetti.

Le richieste, deliranti come il solito, erano chiaramente disturbate, ma da che, da che cosa? Cercò prima di provare a differenziare le parole dai rumori, e fin qui la cosa era relativamente semplice, ma quello che cercava, era qualche elemento che potesse indicare l’esatta ubicazione del luogo dove era avvenuta la registrazione.

Cercava di fare mente locale: se, come sembrava, una delle telefonate proveniva da Dishfort dove c’era la RAF, come mai non era stato registrato il rumore di qualche elicottero? Anche se registrate, il microfono telefonico avrebbe dovuto captare oltre la voce incisa, anche i rumori ambientali tra cui, certamente quelli degli elicotteri continuamente in attività: forse venivano trasmessi di notte? Scartò subito quest’ultima supposizione: le telefonate arrivavano sempre di giorno, quindi i terroristi avevano qualche sistema per inserirsi nelle linee telefoniche senza “passare” per il microfono. Allora per capire qualcosa bisognava affidarsi solo ai rumori di fondo delle telefonate, solo ai rumori che si riuscivano a sentire dietro le parole…

Frank ora era decisamente disorientato, possibile che non c’era niente di niente che potesse dargli il minimo indizio? Riascoltò alcuni dei messaggi precedenti, ma non c’era nulla che potesse allacciarsi agli ultimi.

Ecco: un messaggio di dieci giorni fa, ma niente assolutamente niente, allora provò qualche registrazione ancora più vecchia. Qualche fruscio, e poi uno strano, ben percepibile stridio come uno zi..zii, zi..zii. Che cosa poteva essere? Riascoltò attentamente alcuni messaggi più recenti, e notò che lo stridio c’era ed era uguale.

Attribuì tutto questo a qualche interferenza del maltempo. Provò a guardare sul computer, le condizioni meteorologiche dello Yorkshire, erano effettivamente turbate, ma volle fare in altro tentativo: controllare la data della vecchia registrazione. In effetti le condizioni del tempo coincidevano, ma cosa poteva provocare quello stridio e solo in condizioni di pioggia?

Si mise a cercare se vi fossero altri elementi comuni alle varie chiamate, al punto di stilare una specie di elenco: una mappa in base ai dati che riteneva simili. Invece di migliorare la cosa ora prendeva un’altra piega. L’unico elemento che poteva dargli qualche aiuto adesso compariva anche in assenza di pioggia.

Riguardò il tutto. Quel rumore si presentava quasi a casaccio: in Agosto, in Settembre, non c’era in qualche mese invernale, come sarebbe dovuto essere, insomma adesso il povero tenente era più che sconcertato.

Stava davanti al computer facendo scorrere le carte del meteo e intanto ascoltava quello zi..zii, zi..zii quasi a livello maniacale…

- Papà, posso entrare?...- il piccolo Sal fece capolino dalla porta- volevo darti la buona notte - poi aggiunse - che stai facendo? Stai ascoltando la voce dei pipistrelli del mio Maghetto?...-.

- No, tesoro sto lavorando ad una cosa importante per l’ufficio -.

- E, allora perché giochi con i suoni della mia “Inn”?..-.

Un lampo! Ma certo, Sal aveva individuato l’origine. Adesso riconosceva benissimo il rumore della vecchia insegna che cigolava spinta dal vento. Ecco cos’era: il vento. Come non pensarci, non soltanto il temporale, ma era anche il vento, che a Rainton è quasi di casa, a far oscillare il cartello della vecchia insegna.

Fece il numero della madre: - Mamma, scusa l’ora, ma mi devi dire se adesso c’è vento da te lì a Rainton..- e avuta la risposta affermativa - Fai una cosa apri la finestra sulla strada e fammi sentire il cigolio dell’insegna del vecchio albergo…-. La madre ebbe l’impressione che al figlio gli fosse dato di volta il cervello, ma ubbidì: zi..zii, zi..zii. non c’erano dubbi i terroristi dovevano essere annidati proprio in quella vecchia casa da dove registravano i loro messaggi.

Frank, è ovvio, non spiegò nulla alla madre, limitandosi a dire che Sal voleva ascoltare la “voce” del suo Maghetto… La signora andò a letto con un sorriso e l’immagine dolce del nipotino…

Erano le dieci di sera quando piombò in ufficio mettendo in allarme tutti: - Chiamate tutti quelli della Squadra, raggiungeteli ai cellulari, non m’interessa, dove sono e cosa stiano facendo… che vengano al più presto! -.

Alle undici erano tutti presenti, qualcuno in smoking, certamente “sottratto” a qualche impegno di gala... Come Dio volle, la riunione cominciò all’arrivo del Capo che, alquanto frastornato, sembrava che non si fosse ancora reso conto dell’importanza della cosa. - Signori - cominciò il tenente Pirrone - sono riuscito a conoscere il luogo, dove si annidano i terroristi, ma la cosa più strana è che non l’ho scoperto io, ma un bambino di appena quattro anni di origini Sicule… mio figlio Sal: si chiama Salvatore come mio padre, quel noto detective che voi tutti avete conosciuto, e certamente Sal ha già lo stesso talento del nonno -.

La storia finisce qui, ovviamente con la cattura dei terroristi, lo smantellamento di tutta l’organizzazione, con il “trionfo” della giustizia, e con la decisione di…. Demolire la vecchia “Inn”.

La cosa però ebbe anche una risonanza nazionale: grazie alla televisione e ai giornali, che raccontarono la storia del baby-poliziotto, fu lanciata la proposta di recuperare quella costruzione come simbolo. Demolire?... ma che non se ne parlasse nemmeno….

Qualcuno si preoccupò di presentare la cosa alla Camera dei Comuni, e subito una pronta decisione fu presa ad unanimità da tutti i membri del Governo: Visti gli atti di tutta l’operazione, visti i risultati ottenuti e visto il grande contributo procurato alla sicurezza Nazionale, si delibera l’immediata espropriazione del bene in questione, il suo completo restauro e l’assegnazione dell’immobile al piccolo “poliziotto” anglo-messinese Salvatore Pirrone, come riconoscimento e ringraziamento per il grande contributo dato alla Nazione e alle forze dell’ordine… e anche per non dare lo “sfratto”… al suo “Maghetto”...

Aveva ragione William Shakespeare a dire: La fantasia di un bambino spesso supera l’esperienza di un adulto…a proposito non si è forse scoperto recentemente che Shakespeare era originario di Messina?...

Giulio Romano