Giuseppe
Loteta ci ha inviato da Roma una sua seconda poesia su un altro personaggio
vissuto a Mandanici. Come per don Cesare anche per don Concettino Barbera ci
da una descrizione verista del personaggio che ancora molte persone di una
certa età ricordano in paese e con essa il poeta Loteta ci regala un
interessante spaccato sociale della prima parte del ventesimo secolo e
sollecita in tutti noi una stimolazione della memoria sugli avvenimenti o
sulle persone del nostro recente passato con una attenta e particolare
attenzione al quotidiano della loro vita semplice e quasi sempre monotona e
ripetitiva.
Concetto
Barbera di Sebastiano e di Crisafulli Giuseppa nacque a Mandanici il 21
gennaio 1883 nella Via San Giorgio al civico 23, nella casa che attualmente
è di proprietà della famiglia Cavallaro, successivamente si trasferì in
Piazza Sant'Antonio nella casa dello zio prete. Morì a Santa Teresa di Riva
nella casa di una sua sorella, sposata con tale Giacomo De Salvo, ove si
trovava ospite, il 10 giugno del 1953.
Don Concetto
Barbera affettuosamente detto Concettino era nipote del più famoso don
Concetto Barbera Arciprete di Mandanici che per tanti lustri fece il bello e
il cattivo tempo.
Il nostro
Concettino rimase scapolo, e a chi gli chiedeva del perchè rispondeva
dicendo di essere stato fidanzato con una ragazza di Messina che durante il
terremoto del 1908 rimase schiacciata sotto le macerie per cui non ne voleva
più sentire parlare di matrimonio, altri invece malignavano per il suo
atteggiamento troppo effeminato. Non lavorò mai in tutta la sua vita, beato
lui. Visse sempre di rendita e non poteva essere altrimenti con un padre
ricco, maestro elementare, proprietario terriero e con uno zio Arciprete
indiscusso attore della vita religiosa, sociale, culturale ed economica del
nostro paese.
Don Concettino
è appartenuto a quella striminzita parte della società civile che lascia il
segno quand'anche per i suoi atteggiamenti che in tanti hanno definito
stravaganti,era diverso dallo stereotipo comune incensato e osannato dal
branco. Per esempio si sussurrava che quasi ogni notte il nostro don
Concettino si facesse il giro delle vie del paese magari in compagnia di
qualche ragazzo e qualcuno aggiunge che origliava alle porte. Soffriva
d'insonnia o andava a controllare chi o cosa. Qualcuno diceva sommessamente
che apparteneva ai servizi segreti di quei tempi tanto che girava armato di
una pistola. Aveva una maniacale necessità di vestire con eleganza e alla
moda tanto che non si accontentava dei negozi della vicina Messina ma si
recava a Roma per acquistare un vestito di velluto o un paio di scarpe che
non era facile trovare nelle vicinanze. Viene ricordato pure per la sua
paglietta bianca. Non si accontentava di una paglietta qualsiasi, arrivava
fino a Bologna per comprare quella all'ultimo grido. Aveva sempre con se una
scatoletta di lamiera provvista di un buchetto laterale piena di mentine
nere di liquirizia che qualche volta offriva anche ai bambini. Dopo la sua
morte nella sua casa furono trovate tante giare piene di olio che non aveva
venduto né utilizzato e tanti libri che alimentarono un grande falò quale
segno di purificazione e di chiusura con il passato.
La foto tratta
da “immagini del passato” di Aurelio Lenzo ritrae un gruppo con il prete don
Concetto Barbera. Molto probabilmente il bel giovine all'inpiedi tutto
elegantino è suo nipote Concettino che nel 1906,data della foto, aveva 23
anni.
Giuseppe Loteta
con la sua straordinaria lucidità lo fotografa e lo tramanda alle future
generazioni con una poesia di straordinaria cruda e lugubre bellezza.