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19 maggio 2010

Luigi Mazzullo. Garibaldino per scelta

Ingrandimento immagineNel 150° anniversario dello sbarco dei mille a Marsala ci fa piacere ricordare come anche Mandanici diede il suo generoso apporto di valorosi giovani che decisero di seguire con speranza Garibaldi nella sua campagna convinti in buona fede che sicuramente avrebbero migliorato le loro condizioni di vita. Condizioni di vita ancora oggi disastrate se rapportate a quelle dell'Italia del Nord. Nel 1860 non esisteva una differenza di ricchezza e benessere tra nord e sud così accentuata, anzi... .oggi sì. Cambiare tutto per non cambiare nulla.........diceva il nostro conterraneo.

Anche Garibaldi si rese conto che la sua impresa lastricata di buone intenzioni non collimava con gli interessi dei siciliani e in una lettera inviata ad Adelaide Cairoli alcuni anni dopo ebbe a dire:"non rifarei oggi la via dell'Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio. Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Ho la coscienza di non aver fatto del male, nonostante ciò non rifarei...."

I nostri idealisti, tra l'indifferenza dei più, furono Antonino De Lorenzo, Giuseppe Ciatto, Carmelo Di Leo, Antonino Misiti, Sebastiano Maimone, Domenico Scuderi e il Cav. Luigi Mazzullo.

Luigi Mazzullo fra i garibaldini mandanicesi fu il il più convinto e il più vicino anche fisicamente a Garibaldi il quale ad una precisa richiesta di Luigi Mazzullo sulla qualità della missione affidatagli scrisse "accompagni il brigadiere Medici in qualità di Patriota", pertanto non ebbe gradi militari ma ancor di più ebbe il riconoscimento ufficiale di patriota.

Su "la Vita Nuova" n.11 del 31 luglio 1913 sono stati pubblicati a cura di Ugo De Maria i ricordi autobiografici del nostro Cav. Luigi Mazzullo figlio di Giuseppe e di Settima Mirone nato a Mandanici il 13 novembre del 1829, nell'attuale Via Fabrizi, accanto la Chiesetta di Sant'Antonio Abate, e come ci ricorda Tommaso Cannizzaro nel suo elogio funebre pubblicato su "l'ordine di messina" n.11 del 21 febbraio 1915 "chiuse i suoi giorni tranquillamente a poca distanza della sua terra nativa nella marina di Roccalumera sulla riva del nostro Jonio dove più si allarga lo Stretto di Messina, nella venerabile età di 84 anni (2 febbraio 1915),lasciando una numerosa corona di figliuoli e di nipoti che ne ereditano il sangue e le virtù" . Le sue spoglie mortali riposano nel Cimitero di Fulù in Mandanici.

Il Cav.Luigi Mazzullo si è laureato nel 1853 in giurisprudenza presso l'Università di Messina, è stato Sindaco di Mandanici dal giugno 1899 al 13 settembre 1903, è stato consigliere provinciale, scrittore di numerosi saggi, propugnatore convinto della provinciale Roccalumera/Mandanici

Il Figlio Nino Mazzullo nel 1961 ha riprodotto in unico libretto gli articoli dei giornali dell'epoca riguardanti il suo genitore.

Per quanti non conoscono questi ricordi vogliamo riprodurli su questo sito incominciando da quando dopo aver portato a Garibaldi, che si trovava a Palermo, un cannone messo a disposizione dal Comune di Santo Stefano di Camastra.

Appena arrivato a Palermo con il cannone fu mandato da Garibaldi, in qualità di patriota, il 26 giugno del 1860, ad accompagnare il generale Medici a Milazzo ove ebbe l'incarico di costruire la fossata sopra San Francesco nel tiro morto del Castello e nella sua ricostruzione dei fatti resa allo storico Ugo De Maria incomincia la sua lunga e interessante descrizione della sua personale partecipazione a quegli eventi dolorosi che resero l'Italia forzatamente unita. Nella battaglia di Milazzo 160 furono i borboni morti mentre si contarono 780 garibaldini tra morti e feriti.

"nella corsa per entrare in Milazzo un certo Salemi si era rifugiato in un magazzino:spinto da me ad andare innanzi,mi confessò che gli tremavano le gambe. Allora,imposto di dare il fucile a certo Giuseppe Calabrò, altro messinese,che senza armi ci correva dietro all'impazzata,affacciò dalla porta la testa e gridò -oh, Calabrò, io ti conosco, se campo mi devi dare il fucile- La mitraglia fischiava, ma noi correvamo e ridevamo.

Mentre si costruiva la fossata nel tiro morto del Castello,sopraggiunse un mio paesano,certo Domenico Scuderi fu Sebastiano,che io feci subito scendere nel fossato per cavar terra e gettarla con la pala verso monte. Ad un tratto mi disse che aveva una lettera di mio padre e me la porse. La lettera era così concepita: Mandanici 20 luglio 1860 Figlio benedetto da qui si sentono le cannonate. Ogni colpo che sento mi trapassa il cuore. Vorrei che non ti ci trovassi;ma se ti ci trovi,fa il tuo dovere. Io ti benedico dalla terra e Dio dal Cielo-Tuo padre Giuseppe Mazzullo. Lessi la lettera ai compagni e gridai: Mio padre benedice me,io benedico voi, Dio benedice tutti. Fuoco alle troniere (feritoie) e fuori la terra dalla trincea. Per capire questa frase,bisogna sapere che,per non essere disturbato nel lavoro della trincea,io aveva ordinato di mantenere vivo il fuoco di fucileria contro gli spalti del castello;così i soldati non potevano affacciarsi, né colpirci con colpi dritti. Un giovinetto palermitano però,di quelli del battaglione di Dunn, vedendo un fico carico di frutti,sulla nostra destra,vi salì sopra e giù saporitamente nella gola e nello stomaco. Ma dal ridotto del castello gli venne tirata una fucilata ed egli allora a gridare:aiuto,fratelli,aiuto. Io ordinai che due volontari,camminando carponi nella vigna, lo tirassero giù nella strada. E fu sfortuna, perché alcune pietre smosse rovesciarono un fucile che, cadendo, esplose e ferì nel fianco un giovane veronese che gridava: fioi corajo ed avanti. Presi fra le braccia il povero giovane che mi disse: Scrivete a mia madre che son morto,non per disgrazia, ma per la patria e sul campo di combattimento. L'abbracciai e lo incoraggiai, dicendogli che veramente eravamo ancora in combattimento ed intanto un fiotto di sangue uscitogli dalla bocca, mi avvertiva che pel disgraziato tutto era finito. L'indomani a firma di Medici, scrissi al Borgomastro di Verona che quel giovine, non ricordo più se chiamavasi Veluzzi o Chiaffuzzi era morto da valoroso sul campo e di annunciarlo alla madre e che noi avevamo riportato una segnalata vittoria sui borbonici.

Il Cav.Mazzullo continua ancora il suo racconto con un episodio che ha l'aria di una burla ma ci indica nei dettagli il suo incontro-scontro che ebbe con lo scrittore Alexandre Dumas padre.

"finita la fossata e questa consegnata a Dunn (battaglione),scesi alla marina ove Medici,consegnandomi il revolver suo e quello di Garibaldi mi disse -va e conserva questi dal signor Stefano Zirilli e digli che mangino, e mangia pure tu,il pranzo preparato per Garibaldi- ed io : e tu? (evidentemente i rapporti con Medici dovevano essere amichevoli tanto da darsi il tu) ed egli -quel monaco lì,indicandomi Garibaldi,ha mangiato un pane nella pugna (durante la battaglia),ed io ho dovuto fare lo stesso-.Garibaldi si disponeva a posare la testa sopra una sella,posta sul portico di Santa Maria Maggiore. Mentre si era nel pranzo,venne battuto rumorosamente alla porta,ove io,sceso per sapere cosa si volesse, vidi un omaccione bruno, quasi un mulatto che in francese mi domandava: ov'è il generale- ed io alla mia volta, credendolo un carrettiere di Girgenti o di Licata. gli risposi in buon siciliano: nno lu sacciu. ed egli di risposta:comment! vous ne le savez pas?

confermato dalla risposta che fosse un siciliano (perchè aveva capito nno lu sacciu).gli gridai stizzito :ma va a parlare della Castanea- e stavo per chiudergli in faccia la porta quando il maggiore Cenni,che sopraggiungeva,credo per pranzare gli gridò: Oh,Mr Dumas vous ici?- allora chiesi scusa al Dumas dell'equivoco.ed egli a me,dicendomi in buon italiano,ch'era stato parecchio a Palermo e comprendeva bene il siciliano. Egli andò con Cenni a trovare Garibaldi che dormiva nel portico di Santa Maria Maggiore ed io salii sopra a rassicurare la signora Zirilli ed i commensali a proseguire ad onorare il pranzo imbandito dal comm.Stefano Zirilli.Mangiai meno di tutti, perché molto stanco ed andai a coricarmi sopra tre sedie nella casa di altro Zirilli, console di Spagna,sotto S.Francesco, presso la barricata o fossata da me costruita nel tiro morto del Castello,pronto a levarmi coi miei conterranei per oppormi a qualsiasi sortita dei Regi. Ma la notte passò calma per tutti.

Continua raccontando un altro aneddoto dell'incontro avuto da un abitante della vicina Castroreale con Giuseppe Garibaldi:

"All'indomani,sceso sul molo ed accostatomi a Garibaldi,un cittadino castrorealese gli diceva :eccellenza,vi baciu li manu, e quegli,ritirandosi la mano sul dorso,rispondeva:l'ho difeso e l'altro:appunto perchè ci avete difeso,bacio le mani. e Garibaldi di nuovo: ma l'ho difeso. Allora io accortomi dell'equivoco osservai:Ma il generale lo ha proibito. ed il generale,voltosi a me disse:grazie della correzione ed al castrorealese :si,buon amico,ho proibito il titolo di eccellenza ed il baciamano. Piuttosto stringetemi la mano. Così quel buon castrorealese ebbe l'onore di stringere la mano dell'Eroe dei due mondi e fu tale la commozione del suo animo che si vide visibilmente illanguidire e tremare. Presente a quell'episodio era l'allora giovine Dr.Francesco Todaro da Tripi, oggi Senatore del Regio e Presidente della Società internazionale di ginnastica.

Fine prima parte, continua nei prossimi giorni

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