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19 Luglio 2013

Monete antiche. Il passato che non passa

Ingrandimento immagineUn sole cocente toglieva il respiro,nemmeno un alito di fresca milazzisa che alleviasse quell'afa insopportabile. Sono queste le condizioni climatiche quando nel lontano (!!??) 20 agosto del 1952 successe a Mandanici qualcosa di veramente interessante che solo “a scuddata” si è potuto realizzare nella sua vera portata.

Si eseguivano i famosi cantieri di lavoro, di laudata memoria, con i quali non solo venivano realizzate delle opere importanti per la collettività ma si procedeva ad una redistribuzione della ricchezza, dando respiro alle classi economiche meno agiate. Il capitalismo dal volto umano (ammesso che ci sia mai stato), quanto meno metteva a disposizione le briciole.

Ci siamo stupidamente distratti, per un momento, gli operai agli ordini del capo mastro don Peppino Scuderi, con la sua barbetta bianca, stavano eseguendo lavori di scavo per la posa della rete fognante nella piazza Duomo antistante la nostra Chiesa madre dedicata a santa Domenica, quando Carmelo D'Angelo, prima di assestare il colpo di piccone si accorse che all'interno del fossato si trovava un piccolo orcio panciuto, alto circa venticinque centimetri. Lo prese, lo scosse, dal tintinnio si accorse che all'interno c'erano monete, preso dall'euforia gridando “azzia...canigghia canigghia..cu trova su pigghia”, come era consuetudine in questi casi, lo lanciò in alto non sapendo quale grossa fesseria sacrilega stava compiendo.

L'orcio rimbombò cadendo sul giacato del sagrato, si spezzò in mille pezzi, un tintinnio diffuso di monete, la corsa all'accaparramento, le mani veloci che furtivamente infilarono nelle tasche più monete che poterono. Alla spartizione del vitello grasso parteciparono anche i bambini che si trovavano a giocare nei pressi, parteciparono gli artigiani delle vicine botteghe, mentre l'ignoranza dall'alto sghignazzava di gioia, divertita nell'assistere a cotanta stupidità.

La notizia del ritrovamento fece subito il giro del paese, arrivò come un fulmine pure nella stanza del Segretario del Comune Rag. Carmelo Caminiti. Capì subito che bisognava intervenire per limitare i danni, informò il Maresciallo della locale stazione dei Carabinieri ed insieme recatesi sul luogo riuscirono a recuperare solo una piccola parte di quel tesoro nascosto nelle viscere della terra, forse per secoli. Tante monete restarono nelle ignote tasche, tante altre le nascosero i bambini e gli artigiani.

Lo scempio era compiuto, nessuno recuperò i cocci dell'orcio al fine di poterlo datare, la giornata lavorativa continuò sotto quel sole cocente di fine estate come se nulla fosse successo.

Il Segretario comunale ed il Maresciallo dei Carabinieri consegnarono quanto era rimasto alla Soprintendenza alle antichità di Siracusa. Si contarono appena 44 monete, su quelle che inizialmente dovevano essere almeno duecento.

Le monete sono state catalogate ed esposte a Siracusa. Durante una gita per gli anziani in quella cittadina, mentre Sindaco c'era Carmelo Fasti, ci è stato consentito di poterle osservare e fotografare.

Ciccio Misiti, storico locale, ha fatto di tutto durante quel breve periodo che fu Assessore alla cultura di riportare a casa le monete. Niente da fare, ha insistito con gli Amministratori successivi, non c'è stato niente da fare, ha continuato ad insistere e finalmente l'insistenza ha trovato nel Sindaco Armando Carpo, che nel lontano 1952 ancora non c'era, l 'orecchio giusto tanto che si è impegnato, riuscendoci, a fare ritornare per una esposizione le 44 monete a Mandanici. Decisione che ha fatto decidere il Sindaco di rinviare la luna di miele pur di essere presente alla inaugurazione della mostra.