In merito
all’articolo dell’amico Martino Di Simo pubblicato su questo sito abbiamo
ricevuto diverse e-mail nelle quali si chiedeva cosa volesse dire
solipsismo e che cosa ci azzeccava (alla Di Pietro) il tutto con
Mandanici.
Martino a mio
avviso voleva solo dire che siamo indifferenti agli avvenimenti che si
succedono in modo così vorticoso perché siamo presi esclusivamente dai
nostri impegni, dal nostro egoismo,dal nostro modo di affrontare la vita. Il
solipsismo è un concetto filosofico, utilizzato da Cartesio prima e da
Edmund Husserl poi, formato da due parole latine solus e ipse
che tradotto letteralmente in italiano significa solo se stesso, dove
l’io accentratore e il narcisismo di ognuno di noi si ritengono al
centro del creato.
Cosa ci azzecca
con Mandanici. Sembrava che fosse chiaro a tutti che Martino stesse parlando
di Padre Salvatore Orlando e non di don Sandro. E’ stato un giovane parroco
che ha lasciato il segno, e in disaccordo con l’amico Martino diciamo pure
che è stato apprezzato dai molti per le sue grandi qualità di simpatia, di
generosità, di allegria, mentre per gli altri pochi magari non erano qualità
sufficienti a fargli assumere la figura di capo spirituale di una Comunità
che da sempre ha avuto bisogno di indirizzi per muoversi non essendo capace
di farlo da sola.
E’ nell’ordine
delle cose che morto un Papa se ne fa un altro, che morto il Re viva il Re e
Mandanici non fa certamente eccezione.
E’ arrivato
padre Domenico Manuli, avvolto da un alone carismatico. Per nove anni sarà
la guida spirituale di questa Comunità e dai primi approcci sembra che abbia
una buona capacità di aggregazione e con il suo buon esempio ha riscosso sin
da subito il rispetto e la fiducia che si deve a un leader. In brevissimo
tempo è riuscito ad attrarre l’attenzione del popolo dei fedeli sulla sua
persona e sulle sue idee facendo del suo ministero un mezzo di sintesi per
stare con la gente e in mezzo alla gente.
Le sue omelie
sono condite con ricordi e aneddoti personali che lo rendono ancora più
semplice,accattivante e più vicino ai suoi fedeli.
Ricordo
l’ultimo, durante la messa in suffragio di Tindara Puliatti nella chiesetta
di Sant’Antonio Abate.” Ho avuto il piacere di conoscere la signora Tindara
prima della sua dipartita, era una donna di altri tempi come mia nonna che
pure si chiamava Tindara. Ricordo mia nonna quando mi raccontò del suo primo
paio di scarpe. Ha dovuto aspettare la prima pensione per permettersene
l’acquisto di un paio. Scesa a Santa Teresa di Riva comprò il suo primo paio
di scarpe, le calzò e con esse prese la strada per ritornare a Misserio.
Durante il tragitto si fermò nella frazione Giardino, alla fontana per
dissetarsi e riposarsi. Tolse le scarpe per non consumarle oltre. Poi
ripartì a piedi nudi, arrivata a Misserio si rese conto di avere dimenticato
le scarpe alla fontana di Giardino, ma ormai era troppo tardi,le scarpe nuove
erano servite ad altri che ugualmente ne avevano bisogno”.
Molto spesso la
qualità e la semplicità delle omelie dei sacerdoti da sole costituiscono una
motivazione valida per la frequentazione di una Chiesa invece di un’altra.
Mandanici ha
avuto la fortuna di avere avuto due parroci speciali in sequenza, ognuno con
caratteristiche diverse e sappiamo bene come il rapporto con Dio e la sua
Chiesa viene filtrato attraverso i suoi Sacerdoti. Attraverso la loro
presenza la Chiesa insegna, ammonisce, lenisce le povertà dello spirito e
molto spesso anche del corpo.
Abbiamo voluto
bene a Padre Salvatore come ne vogliamo a padre Domenico senza distinzione
alcuna per cui non ha motivo padre Salvatore di essere rattristato perché
resterà nei cuori dei mandanicesi credenti e non.
Non siamo
saliti sul carro del vincitore, né portato il cervello all’ammasso, abbiamo
solo obbedito alle disposizioni della madre Chiesa che con il diritto
canonico ha stabilito che i parroci non possono restare per più di nove anni
nella stessa parrocchia.