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17 gennaio 2010

Solipsismo

Ingrandimento immagineIn merito all’articolo dell’amico Martino Di Simo pubblicato su questo sito abbiamo ricevuto diverse e-mail nelle quali si chiedeva cosa volesse dire solipsismo e che cosa ci azzeccava (alla Di Pietro) il tutto con Mandanici.

Martino a mio avviso voleva solo dire che siamo indifferenti agli avvenimenti che si succedono in modo così vorticoso perché siamo presi esclusivamente dai nostri impegni, dal nostro egoismo,dal nostro modo di affrontare la vita. Il solipsismo è un concetto filosofico, utilizzato da Cartesio prima e da Edmund Husserl poi, formato da due parole latine solus e ipse che tradotto letteralmente in italiano significa solo se stesso, dove l’io accentratore e il narcisismo di ognuno di noi si ritengono al centro del creato.

Cosa ci azzecca con Mandanici. Sembrava che fosse chiaro a tutti che Martino stesse parlando di Padre Salvatore Orlando e non di don Sandro. E’ stato un giovane parroco che ha lasciato il segno, e in disaccordo con l’amico Martino diciamo pure che è stato apprezzato dai molti per le sue grandi qualità di simpatia, di generosità, di allegria, mentre per gli altri pochi magari non erano qualità sufficienti a fargli assumere la figura di capo spirituale di una Comunità che da sempre ha avuto bisogno di indirizzi per muoversi non essendo capace di farlo da sola.

E’ nell’ordine delle cose che morto un Papa se ne fa un altro, che morto il Re viva il Re e Mandanici non fa certamente eccezione.

E’ arrivato padre Domenico Manuli, avvolto da un alone carismatico. Per nove anni sarà la guida spirituale di questa Comunità e dai primi approcci sembra che abbia una buona capacità di aggregazione e con il suo buon esempio ha riscosso sin da subito il rispetto e la fiducia che si deve a un leader. In brevissimo tempo è riuscito ad attrarre l’attenzione del popolo dei fedeli sulla sua persona e sulle sue idee facendo del suo ministero un mezzo di sintesi per stare con la gente e in mezzo alla gente.

Le sue omelie sono condite con ricordi e aneddoti personali che lo rendono ancora più semplice,accattivante e più vicino ai suoi fedeli.

Ricordo l’ultimo, durante la messa in suffragio di Tindara Puliatti nella chiesetta di Sant’Antonio Abate.” Ho avuto il piacere di conoscere la signora Tindara prima della sua dipartita, era una donna di altri tempi come mia nonna che pure si chiamava Tindara. Ricordo mia nonna quando mi raccontò del suo primo paio di scarpe. Ha dovuto aspettare la prima pensione per permettersene l’acquisto di un paio. Scesa a Santa Teresa di Riva comprò il suo primo paio di scarpe, le calzò e con esse prese la strada per ritornare a Misserio. Durante il tragitto si fermò nella frazione Giardino, alla fontana per dissetarsi e riposarsi. Tolse le scarpe per non consumarle oltre. Poi ripartì a piedi nudi, arrivata a Misserio si rese conto di avere dimenticato le scarpe alla fontana di Giardino, ma ormai era troppo tardi,le scarpe nuove erano servite ad altri che ugualmente ne avevano bisogno”.

Molto spesso la qualità e la semplicità delle omelie dei sacerdoti da sole costituiscono una motivazione valida per la frequentazione di una Chiesa invece di un’altra.

Mandanici ha avuto la fortuna di avere avuto due parroci speciali in sequenza, ognuno con caratteristiche diverse e sappiamo bene come il rapporto con Dio e la sua Chiesa viene filtrato attraverso i suoi Sacerdoti. Attraverso la loro presenza la Chiesa insegna, ammonisce, lenisce le povertà dello spirito e molto spesso anche del corpo.

Abbiamo voluto bene a Padre Salvatore come ne vogliamo a padre Domenico senza distinzione alcuna per cui non ha motivo padre Salvatore di essere rattristato perché resterà nei cuori dei mandanicesi credenti e non.

Non siamo saliti sul carro del vincitore, né portato il cervello all’ammasso, abbiamo solo obbedito alle disposizioni della madre Chiesa che con il diritto canonico ha stabilito che i parroci non possono restare per più di nove anni nella stessa parrocchia.

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