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10 Maggio 2021

Il Maresciallo Lenzo e Petrosino 

Arturo Lenzo, nacque a Mandanici il 2 maggio del 1881, Maresciallo di prima classe di P.S. ci ha lasciato un suo diario redatto all'età di 93 anni nella sua casa di Mandanici.

Oltre ad essere stato Maresciallo capo di P.S. fu pure Podestà nel Comune di Mandanici dal primo aprile 1941 fino al 18 agosto del 1943 con l'arrivo degli alleati. In precedenza aveva esercitato la carica di Commissario Prefettizio sin dal 29 aprile 1940.

Tra le tante sue memorie descritte in modo preciso nel suo diario si trova un ricordo legato all'efferato assassinio dell'investigatore italo-americano Giuseppe Petrosino.

Riporto quanto ebbe a scrivere nelle sue memorie:

Mentre mi trovavo in Palermo a prestare servizio quale telefonista alla Sezione San Marco, una sera dell'8 o del 10 maggio 1908, per mancanza di personale fui comandato in servizio di piantone in divisa, dalle ore 16 alle 20, in Piazza Marina, nel punto ove erano in partenza ed in arrivo le tranvie provenienti da San Lorenzo, Falde Monte Pellegrino ed Acquasanta, per reprimere e prevenire i furti con destrezza, che abitualmente i malviventi commettevano in quel luogo.

Ultimate le mie quattro ore di servizio, alle ore 20, ora in cui terminava il ritiro delle vetture tranviarie, mi tolsi il sottogola del chepì e mi avviai verso la caserma.

Giunto all'imboccatura della via Butera, sede del Palazzo del Principe di Butera, all'altezza dell'Arco, intesi una sola detonazione di arma da fuoco. Non riuscii però ad orientarmi circa la sua provenienza e continuai il mio cammino verso la caserma Tribunali, sita in via Parrocchia dei Tartari; ivi giunto diedi le novità al piantone e salii al piano superiore, ove aveva la sede il Commissariato di P.S. Dopo circa venti minuti che conversavo con il vice commissario di P.S. Dott. Anania, sopraggiunse un giovane, il quale informò il funzionario che in Piazza Marina avevano ucciso il detective Petrosino. Mi accompagnai al funzionario in Piazza Marina, ove sul marciapiede della villa medesima, poggiato sul fianco sinistro, per terra giaceva un uomo e dalla bocca grondava abbondante sangue. Il funzionario, dopo aver lasciato me a piantonare il cadavere, ritornò in ufficio e compilò la lettera per il Pretore.

Questi circa un'ora dopo venne sul posto col medico di guardia della Croce Rossa Dott.Palmeri per fare le constatazioni di legge,ordinando poi la rimozione del cadavere da trasportare all'ospedale di Santo Spirito.

Nel primo accertamento fatto sul cadavere risultò che il Petrosino era stato ucciso con quattro colpi di pistola, sparatigli tutti in bocca, con fori di uscita dalla parte posteriore della testa. Perciò il Pretore a voce ordinò che il giorno successivo nell'interno del giardino si ricercassero le pallottole dell'arma. Il giorno dopo si fece il tentativo, ma con esito negativo.

Dalle prime indagini risultò che ad uccidere il Petrosino erano stati due mafiosi palermitani, che di nascosto avevano viaggiato con lui sullo stesso piroscafo, da New York a Palermo. Il piroscafo era il duca d'Aosta della navigazione generale italiana.

Il Petrosino era venuto in Italia da solo, senza scorta, per indagare se le persone, i cui nomi erano elencati nel suo taccuino, che facevano parte dei mafiosi residenti in America, avevano dei precedenti penali nei casellari giudiziali italiani. Il Petrosino aveva già visitato i casellari giudiziali di Caltanissetta e Trapani.

La sera della sua uccisione era stato chiamato a mezzo di un ragazzo, recatosi all'albergo sito di fronte al luogo dove poi fu ucciso, a scendere in piazza, chè era desiderato da due uomini per comunicazioni urgenti. Il Petrosino aderì alla chiamata e, arrivato sul marciapiede del giardino, venne colpito con quattro colpi di rivoltella, tutti sparatigli in bocca.

La Sezione il giorno dopo iniziò le indagini con l'interrogatorio, prima del proprietario dell'albergo, poi del proprietario del ristorante sottostante situato al piano terreno, dove pranzava abitualmente il Petrosino.

Il giorno dopo la real Questura con fonogramma invitò il Commissario a non occuparsi più dell'omicidio del Petrosino, perchè se ne sarebbe occupata la Squadra Politica e Giudiziaria della Questura.