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Luglio 2013
Santa Domenica V.M.
Bell'articolo! Complimenti! Però vorrei dare il mio piccolo
contributo. La statua di S. Domenica è lignea e non di gesso e questo
comporta una enorme differenza anche sulla valenza artistica della nostra
bella effigie; la campana riporta la data 1606 e non
1808, così hanno rilevato gli esperti che negli anni precedenti hanno
catalogato i nostri beni per conto della Curia; sul SACRATA o SIA GRATA, mi
permetto di dire che a me sembra più corretto SACRATA e non trovo affatto
che il termine sia illogico, anzi al contrario! Infatti SACRATA deriva da
Sacrare; Fatto sacro, Consagrato. Lat. sacratus. Ora certamente Domenica più
che essere grata è certamente consacrata, anche perché essa non è certo un
"cosa" ma una persona del Signore, consacrata al Signore. Sacrata è chiaro
latinismo perfettamente conforme al linguaggio di tutto l'inno, pieno di
latinismi ed espressioni ottocentesche, forse del primo Ottocento.
"Quant'ella è sacrata chi mai non saprà" vuol dire che essa è una persona
consacrata a Dio e la sua offerta, l'offerta di se stessa, del suo corpo,
nessuno o pochi possono comprenderla o raggiungerla. Naturalmente è una
enfatizzazione, una esaltazione del suo essere santa, del suo essere "sacratissima"
totalmente e pienamente, superlativamente di Dio. "Sia grata" invece a me
sembra un'espressione che potrebbe avere un suo senso, ma non così pieno
come "sacrata", per di più non perfettamente coerente con il linguaggio di
tutto l'inno, perché sembra un'espressione di un italiano più recente. E poi
grata ai fedeli? Grata a Dio? Meglio colma di grazia, ma è una espressione
più confacente alla vergine Maria. Certo è da presuntuosi affermare che la
tradizione non possa toccarsi, ma è anche vero che dovremmo con rispetto
guardare a quanto i padri ci hanno trasmesso, in quanto è ovvio che il
nostro linguaggio attuale non può essere quello dei nostri padri. E poi
assumere delle posizioni di principio è ancora più deleterio. La fede ci fa
guardare a Domenica come testimone, che è il significato letterale di
martire. La sua marturìa è un esempio che ci permette di meditare la
radicalità della nostra fede e ci porta così a Cristo, il maestro dei
maestri, che ha versato il Suo sangue per la nostra redenzione. Io leggo
così il "sacrata" e pure il "sia grata", cioè vado al di là del testo per
giungere alla testimone, alla martire Domenica. Ma un esperto in lettere
antiche, libero intellettualmente, potrebbe risolvere il dilemma, che ha una
valenza puramente esteriore. Io l'inno lo canto con fede e ne colgo i frutti
spirituali.
Alessandro Caminiti
Santa Domenica V.M.
Sapevamo
che di certo scrivendo le poche annotazioni su Santa Domenica qualche giorno
orsono avremmo trovato tante giuste e per certi versi logiche resistenze.
Il
seminarista Alessandro Caminiti attento studioso delle cose locali e ancor
di più di quelle legate alla sfera religiosa è convinto della giustezza
dell'inno di Santa Domenica così com'è formulato, ne prendiamo atto pur
restando dell'opinione che comunque qualcosa non quadra. Ci hanno insegnato
(ndr Ciccio Misiti) che ogni qual volta si da per certo un assunto è
necessario disporre dei documenti necessari, pertanto, nel nostro caso,
sarebbe opportuno che ognuno di noi andasse a rovistare nei cassetti per
vedere se i nostri nonni ci hanno trascritto l'inno e con quali parole o
meglio ancora andare a trovare l'autore dell'inno che molto probabilmente
potrebbe essere tale Giuseppe Maria Crescenti di Tropea che alla sua morte
(1812) lasciò una novena ed un inno a Santa Domenica. Ha ragione da vendere
Alessandro sul materiale della statua di Santa Domenica, in effetti è di
legno come pure ci dice Armando Carpo nella sua monografia Mandanici sulle
tracce del passato mentre per quanto riguarda la data sulla campana restiamo
della nostra opinione per quattro motivi: il primo nel 1606 ancora la Chiesa
non era stata costruita almeno nelle condizioni di fabbrica attuali; il
secondo che, come risulta nella foto accanto, l'anno sembra leggersi molto
chiaramente 1808; il terzo: considerando postumo il campanile all'altare
maggiore che fu ultimato nel 1767 ci sembra una ulteriore conferma; il
quarto e non per questo meno importante motivo Santa Domenica divenne
titolare della Parrocchia di Santa Domenica il 15 febbraio del 1727 dietro
la concessione della Sacra congregazione dei riti,pertanto sembra assai
improbabile che avessero effigiato la nostra Santa sulla campana grande più
di cento anni prima.
Aspettavo questa
replica, così questo tono di replica! Mi diverto molto, perché su questi
temi pochi riescono ancora ad interessarsi e ad infuocarsi. Si può indire
una battaglia a suon di documenti, ma alcuni documenti non si potranno mai
trovare, purtroppo. Riguardo alla data 1808 o 1606, mi pare di poter dire, e
questo chiunque può verificarlo, che alcune epigrafi del Seicento riportano
date ove il 6 somiglia ad una B e non ad un 8. Ho scritto in quel modo
perché esperti che studiano questo tipo di iscrizioni sulle campane,
dell'ufficio BB. CC. della Curia di Messina, facendo le rilevazioni hanno
escluso che potesse trattarsi di 1808, ma hanno considerato la campana dei
primi del Seicento; io, certamente, non sono un esperto, ma non mi pare
affatto di poter escludere che una campana di quel tipo dovesse essere
realizzata esclusivamente dopo la costruzione del campanile. Chi dice che un
altro campanile non esistesse prima di quello? Ancora, pur ammettendo che S.
Domenica sia diventata "ufficialmente" Patrona nel 1727 ca., qual è il
legame con la campana? La campana riporta altre due, se non sbaglio, figure
in altorilievo: S. Antonio Ab. e Maria SS. di Odigitria. Allora chi può dire
con assoluta certezza che la campana sia successiva alla costruzione del
campanile. Inoltre, Gaetano La Corte Cailler, parla, nel suo diario di
viaggio, di una icona bizantineggiante quattrocentesca raffigurante S.
Domenica e ancora presente nella Chiesa Madre nel 1903, mentre i registri
parrocchiali di Battesimo della fine del '500 parlano della chiesa di S.
Domenica come di chiesa parrocchiale, ove infatti era il fonte battesimale,
nel quale si rinasce alla fede. In poche parole vorrei solo dire che non
possiamo considerare S. Domenica e tutto ciò che riguarda la Chiesa Madre a
lei dedicata a partire dal 1727, così il Patronato, per certi versi. E poi,
chiedo scusa, ma mi permetto di dire ancora che non basta avere i documenti,
occorre saperli leggere e interpretarli secondo regole esegetiche ben
precise, altrimenti possiamo continuare anni e dire tutto al contrario di
tutto. Grazie per la risposta e spero che la memoria storica di questo paese
non venga cancellata, ma ricostruita senza preconcetti, o prese di
posizione, ma con orizzonti culturali ampi e aperti al confronto. Non
fermiamoci al campanile, perché non diventi campanilismo culturale!
Un'altra precisazione
o interpretazione su "quant'ella è sacrata (o sia grata) chi mai non saprà".
Ha tutta l'aria di essere una interrogativa negativa, in cui ci sono due
negazioni "mai" e "non" che rendono di fatto la frase con significato
affermativo, cioè: quanto essa è consacrata, del Signore, tutti lo sanno,
nessuno può negarlo.....e la frase è corretta sia che ci sia "sacrata" che
"sia grata", anche se come dicevo a me pare che sacrata sia più corretto, ma
non è un assoluto quello che penso io, è una mia constatazione che si basa
su ciò che ho esposto prima.
Alessandro Caminiti |