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10 Luglio 2013

Santa Domenica V.M.

Bell'articolo! Complimenti! Però vorrei dare il mio piccolo contributo. La statua di S. Domenica è lignea e non di gesso e questo comporta una enorme differenza anche sulla valenza artistica della nostra bella effigie; la campana riporta la data 1606 e non 1808, così hanno rilevato gli esperti che negli anni precedenti hanno catalogato i nostri beni per conto della Curia; sul SACRATA o SIA GRATA, mi permetto di dire che a me sembra più corretto SACRATA e non trovo affatto che il termine sia illogico, anzi al contrario! Infatti SACRATA deriva da Sacrare; Fatto sacro, Consagrato. Lat. sacratus. Ora certamente Domenica più che essere grata è certamente consacrata, anche perché essa non è certo un "cosa" ma una persona del Signore, consacrata al Signore. Sacrata è chiaro latinismo perfettamente conforme al linguaggio di tutto l'inno, pieno di latinismi ed espressioni ottocentesche, forse del primo Ottocento. "Quant'ella è sacrata chi mai non saprà" vuol dire che essa è una persona consacrata a Dio e la sua offerta, l'offerta di se stessa, del suo corpo, nessuno o pochi possono comprenderla o raggiungerla. Naturalmente è una enfatizzazione, una esaltazione del suo essere santa, del suo essere "sacratissima" totalmente e pienamente, superlativamente di Dio. "Sia grata" invece a me sembra un'espressione che potrebbe avere un suo senso, ma non così pieno come "sacrata", per di più non perfettamente coerente con il linguaggio di tutto l'inno, perché sembra un'espressione di un italiano più recente. E poi grata ai fedeli? Grata a Dio? Meglio colma di grazia, ma è una espressione più confacente alla vergine Maria. Certo è da presuntuosi affermare che la tradizione non possa toccarsi, ma è anche vero che dovremmo con rispetto guardare a quanto i padri ci hanno trasmesso, in quanto è ovvio che il nostro linguaggio attuale non può essere quello dei nostri padri. E poi assumere delle posizioni di principio è ancora più deleterio. La fede ci fa guardare a Domenica come testimone, che è il significato letterale di martire. La sua marturìa è un esempio che ci permette di meditare la radicalità della nostra fede e ci porta così a Cristo, il maestro dei maestri, che ha versato il Suo sangue per la nostra redenzione. Io leggo così il "sacrata" e pure il "sia grata", cioè vado al di là del testo per giungere alla testimone, alla martire Domenica. Ma un esperto in lettere antiche, libero intellettualmente, potrebbe risolvere il dilemma, che ha una valenza puramente esteriore. Io l'inno lo canto con fede e ne colgo i frutti spirituali.

Alessandro Caminiti

Santa Domenica V.M.

Ingrandimento immagineSapevamo che di certo scrivendo le poche annotazioni su Santa Domenica qualche giorno orsono avremmo trovato tante giuste e per certi versi logiche resistenze.

Il seminarista Alessandro Caminiti attento studioso delle cose locali e ancor di più di quelle legate alla sfera religiosa è convinto della giustezza dell'inno di Santa Domenica così com'è formulato, ne prendiamo atto pur restando dell'opinione che comunque qualcosa non quadra. Ci hanno insegnato (ndr Ciccio Misiti) che ogni qual volta si da per certo un assunto è necessario disporre dei documenti necessari, pertanto, nel nostro caso, sarebbe opportuno che ognuno di noi andasse a rovistare nei cassetti per vedere se i nostri nonni ci hanno trascritto l'inno e con quali parole o meglio ancora andare a trovare l'autore dell'inno che molto probabilmente potrebbe essere tale Giuseppe Maria Crescenti di Tropea che alla sua morte (1812) lasciò una novena ed un inno a Santa Domenica. Ha ragione da vendere Alessandro sul materiale della statua di Santa Domenica, in effetti è di legno come pure ci dice Armando Carpo nella sua monografia Mandanici sulle tracce del passato mentre per quanto riguarda la data sulla campana restiamo della nostra opinione per quattro motivi: il primo nel 1606 ancora la Chiesa non era stata costruita almeno nelle condizioni di fabbrica attuali; il secondo che, come risulta nella foto accanto, l'anno sembra leggersi molto chiaramente 1808; il terzo: considerando postumo il campanile all'altare maggiore che fu ultimato nel 1767 ci sembra una ulteriore conferma; il quarto e non per questo meno importante motivo Santa Domenica divenne titolare della Parrocchia di Santa Domenica il 15 febbraio del 1727 dietro la concessione della Sacra congregazione dei riti,pertanto sembra assai improbabile che avessero effigiato la nostra Santa sulla campana grande più di cento anni prima.

Aspettavo questa replica, così questo tono di replica! Mi diverto molto, perché su questi temi pochi riescono ancora ad interessarsi e ad infuocarsi. Si può indire una battaglia a suon di documenti, ma alcuni documenti non si potranno mai trovare, purtroppo. Riguardo alla data 1808 o 1606, mi pare di poter dire, e questo chiunque può verificarlo, che alcune epigrafi del Seicento riportano date ove il 6 somiglia ad una B e non ad un 8. Ho scritto in quel modo perché esperti che studiano questo tipo di iscrizioni sulle campane, dell'ufficio BB. CC. della Curia di Messina, facendo le rilevazioni hanno escluso che potesse trattarsi di 1808, ma hanno considerato la campana dei primi del Seicento; io, certamente, non sono un esperto, ma non mi pare affatto di poter escludere che una campana di quel tipo dovesse essere realizzata esclusivamente dopo la costruzione del campanile. Chi dice che un altro campanile non esistesse prima di quello? Ancora, pur ammettendo che S. Domenica sia diventata "ufficialmente" Patrona nel 1727 ca., qual è il legame con la campana? La campana riporta altre due, se non sbaglio, figure in altorilievo: S. Antonio Ab. e Maria SS. di Odigitria. Allora chi può dire con assoluta certezza che la campana sia successiva alla costruzione del campanile. Inoltre, Gaetano La Corte Cailler, parla, nel suo diario di viaggio, di una icona bizantineggiante quattrocentesca raffigurante S. Domenica e ancora presente nella Chiesa Madre nel 1903, mentre i registri parrocchiali di Battesimo della fine del '500 parlano della chiesa di S. Domenica come di chiesa parrocchiale, ove infatti era il fonte battesimale, nel quale si rinasce alla fede. In poche parole vorrei solo dire che non possiamo considerare S. Domenica e tutto ciò che riguarda la Chiesa Madre a lei dedicata a partire dal 1727, così il Patronato, per certi versi. E poi, chiedo scusa, ma mi permetto di dire ancora che non basta avere i documenti, occorre saperli leggere e interpretarli secondo regole esegetiche ben precise, altrimenti possiamo continuare anni e dire tutto al contrario di tutto. Grazie per la risposta e spero che la memoria storica di questo paese non venga cancellata, ma ricostruita senza preconcetti, o prese di posizione, ma con orizzonti culturali ampi e aperti al confronto. Non fermiamoci al campanile, perché non diventi campanilismo culturale!

Un'altra precisazione o interpretazione su "quant'ella è sacrata (o sia grata) chi mai non saprà". Ha tutta l'aria di essere una interrogativa negativa, in cui ci sono due negazioni "mai" e "non" che rendono di fatto la frase con significato affermativo, cioè: quanto essa è consacrata, del Signore, tutti lo sanno, nessuno può negarlo.....e la frase è corretta sia che ci sia "sacrata" che "sia grata", anche se come dicevo a me pare che sacrata sia più corretto, ma non è un assoluto quello che penso io, è una mia constatazione che si basa su ciò che ho esposto prima.

Alessandro Caminiti