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Mandanici a spasso nel tempo con il suo credo

La gente di Mandanici fondamentalmente è religiosa e per la maggior parte professa la religione cattolica.

Non esiste un clero locale, l’unico sacerdote cattolico espresso dalla comunità negli ultimi cinquant’anni è don Michele Miano che svolge il suo ministero in alcuni paesini vicino Perugia. Anche suor Fortunata Spadaro ha deciso di donarsi al Signore. Nei secoli precedenti tanti sono stati i preti e i monaci mandanicesi perfino il Vescovo di Lipari Francesco Maria De Miceli.  La parrocchia in atto è affidata al giovane sacerdote don Salvatore Orlando originario della vicina Roccafiorita. Svolge le sue funzioni con tanta attenzione e dedizione nei confronti dei suoi parrocchiani e dei giovani in particolare da Lui sapientemente sollecitati e organizzati. Tutta la cittadinanza, anche la non cattolica, ricambia con profondo affetto .

Mandanici in ogni sua componente sociale fin dai secoli scorsi è stata sensibile e attenta ad ogni nuovo movimento religioso alternativo che proponesse  cambiamento o  trasformazione .

Le vessazioni della santa inquisizione ci danno la temperatura di quanto così forte fosse radicata la presenza luterana nel nostro paese. Un lungo elenco di nomi di uomini e donne che finirono i loro giorni perché eretici si trova in “fatti e personaggi dell’inquisizione in Sicilia” a cura di Carlo Alberto Garufi e in “origine e vicende dell’inquisizione in Sicilia” a cura di Vito La Mantia entrambi editi da Sellerio.

Agli inizi del ventesimo secolo è forte la presenza di metodisti la cui punta di diamante era rappresentata dal giovane Malachia Scuderi  trasferito successivamente a Bari per continuare la sua opera di evangelizzazione.

Arrivano, anzi ritornano dopo mille anni, gli ortodossi nel monastero di Badia che l’amministrazione comunale ha loro messo a disposizione con grande lungimiranza nell’intento di potere realizzare quell’ecumenismo tanto strombazzato dalle più alte sfere religiose ma di fatto temuto e sotto sotto forse ostacolato.

Alla fine degli anni sessanta un nutrito numero di emigranti provenienti dal Belgio fece ritorno in paese. Erano partiti, in cerca di lavoro e fortuna, cattolici praticanti rientrarono attivi testimoni di Geova (la traduzione italiana del nome ebraico Jhavè) forse perché volevano trascorrere gli ultimi anni nel paese natio in quanto erano convinti che nel 1975 si sarebbe verificata la fine del mondo. Ultimamente dopo i vari insuccessi, e meno male, delle previsioni catastrofiche si sono allineati sulle posizioni di Gesù che “riguardo a quel giorno e a quell’ora nessuno lo sa”.

A differenza dei preti cattolici vanno di paese in paese, di casa in casa per evangelizzare utilizzando il loro tempo libero e tutto a loro spese. Ricevono molto spesso critiche e insulti gratuiti, sorrisetti ironici, indifferenza ogni qual volta bussano alle nostre porte. Hanno scelto la prigione in silenzio, senza ribellione pur di non effettuare il servizio militare quand’era obbligatorio. Non partecipano con il voto alla scelta della rappresentanza istituzionale, ma rispettano con attenzione le regole dello Stato. Rifiutano le trasfusioni di sangue ma accettano terapie alternative o sostitutive. Nei loro contatti sono particolarmente attenti nella citazione di versetti biblici dando la sensazione all’ascoltatore di trovarsi di fronte a persone con una profonda preparazione.

A prescindere dallo loro scelta religiosa sono persone molto semplici, garbate e socievoli e riscuotono in paese il dovuto rispetto.