ARTICOLO


10 febbraio 2009. Giorno del ricordo.


Il 10 febbraio di ogni anno è stato dedicato, con la legge 30 marzo 2004,n. 92, al ricordo delle vittime delle foibe. Vittime dell’odio etnico scatenatosi all’indomani dell’8 settembre 1943, giorno nel quale fu annunziato l’armistizio firmato di fatto a Cassibile (SR) il 3 settembre tra gli alleati e il Governo Badoglio.

Molti militari, abbandonata la divisa, si dispersero per boschi e campagne, altri restarono al loro posto rifiutando di cedere la divisa e le armi, ma per questo pagarono a caro prezzo il senso del dovere verso la patria, verso il giuramento di fedeltà prestato.

Uno di questi leali servitori della patria fu il nostro Carabiniere Domenico Bruno che nel fatidico settembre 1943 prestava servizio a Rovigno d’Istria ove viveva insieme alla sua giovane moglie e alla sua piccola bambina. Era nato a Mandanici il 12 novembre 1908. Fu decorato della croce d’argento di cui al R.D. n. 358/1900. In occasione del soggiorno in Italia del Cancelliere tedesco nel novembre 1938 si prodigò con grande spirito di sacrificio nell’esecuzione dei numerosi e gravosi servizi contribuendo alla perfetta riuscita delle manifestazioni. Questo eroe, dimenticato per più di sessanta anni, fu prelevato con la forza il 16 settembre 1943 dalla sua casa da uno dei tanti “comitati rivoluzionari” o come si legge nel suo foglio matricolare “da parte di formazioni di banditi”. Giorgio Privileggio nel suo diario riporta come il comitato rivoluzionario aveva compilato un elenco di fascisti pericolosi per il nuovo ordinamento sociale i quali vennero arrestati e portati al comando partigiano che allora si trovava nell’ex casa del fascio. Dopo essere stati sommariamente interrogati, ricorda Privileggio, furono associati alle carceri locali e dopo alcuni giorni inviati a Pisino dove furono condannati e giustiziati poco prima dell’arrivo dei nazisti. Di Lui scomparve ogni traccia, non se ne seppe più nulla. Un processo sommario lo fece sparire per sempre da questa vita terrena. Per i parenti inermi iniziò il duro calvario, mestamente in silenzio, come tutti gli animi forti,fecero ritorno a Mandanici, aspettando sempre che per qualche oscuro miracolo il loro congiunto prima o poi avrebbe bussato alla loro porta.

Graziano Udovisi, uno dei pochissimi sopravvissuti alle foibe, così ci descrive l’atmosfera dei momenti prima di essere spinto nelle voraci fosse carsiche insieme ad altri sventurati. …………..”magica, tremenda notte, della tua oscurità hanno approfittato sempre, in ogni luogo e in ogni tempo, individui senza scrupoli e senza morale per compiere le loro nefande azioni, figuri che hanno eletto il loro abietto sentimento e superstizioso rito che sublima e appaga il più crudele istinto”

L’anno scorso, il 10 febbraio, la figlia Graziella è stata invitata a Roma dal Capo dello Stato Napolitano alla cerimonia commemorativa delle vittime delle foibe, in quella circostanza Le venne consegnato un diploma e una medaglia commemorativa.

L’Amministrazione comunale di Mandanici pare che si stia muovendo per intitolare al nostro eroe concittadino una piazzetta. Certamente il 10 febbraio sarebbe stata l’occasione ideale.

 

 

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