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Pellegrinaggio a
Tindari. Dite la vostra che ho detto la mia.
Come ogni anno,
dal secondo venerdì di maggio alla domenica, viene
effettuato il pellegrinaggio alla Madonna del Tindari (a
Matri tunnaru). La tradizione vuole che il paese di Mandanici
sia stato liberato per intercessione della Madonna da una
tremenda invasione di cavallette o formiche rosse che
divorarono tutto quel poco che i contadini con tanti
sacrifici erano riusciti a produrre. Non siamo in possesso
di una data iniziale certa. Le fonti bibliografiche sono
inesistenti per cui nemmeno da queste abbiamo un aiuto per
determinarla. Certo è, comunque, che tra i primi suonatori
di tamburo figura nella prima metà del 1800 un Giovanni Urso
proveniente da Fiumedinisi come ci ricorda Armando Carpo
nella sua monografia “mandanici sulle tracce del passato”
edita da Armando Siciliano. Pertanto molto verosimilmente il
primo pellegrinaggio può trovare collocazione tra la fine
del 1700 e gli inizi del 1800. Per il prof. Carmelo Bonvegna,
nativo di Mandanici, autore di una interessante indagine
storico-etnologica dal titolo Usi e costumi di Rodì e
Milici, “il pellegrinaggio è quanto di più medievale
resta ancora nelle pratiche religiose delle nostre genti”
Anche la
dott.ssa Cinzia Di Stefano ha svolto la sua tesi di laurea in
modo brillante su questa manifestazione che riesce a ogni
edizione a racchiudere ed amalgamare in se tradizione,
devozione, folclore. Tradizione che riesce ancora ad
esprimere lo stesso linguaggio della fede rimasto inalterato
nel corso del tempo assumendo ora le caratteristiche
devozionali ora quelle penitenziali. Non di rado abbiamo
visto pellegrini percorrere il lungo tragitto a piedi
scalzi, qualcuno con grande sacrificio senza profferire
parola, altri senza bere e senza mangiare, altri che sono
venuti appositamente dalle lontane terre ove si trovano
emigrati.
Tutti, coinvolti
in un viaggio del corpo e dell’anima, un tempo
s’inerpicavano per sentieri impervi travalicando montagne
fantastiche dalle quali è tuttora possibile ammirare e
assaporare paesaggi incantevoli. Dal 1966 con la costruzione
di una trazzera provinciale (rimasta ancora tale) che da
Mandanici porta a Castroreale l’antico tragitto ha subito
notevoli mutamenti rendendolo decisamente più agevole, senza
quei continui saliscendi di montagne e vallate. A guidare il
popolo dei pellegrini lo Stendardo raffigurante l’immagine
della Madonna del Tindari accompagnato dal suono amico del
tamburo. Suono che da secoli si ripete con gli stessi ritmi
di marcia. Nell’attraversamento dei centri abitati i
pellegrini intonano invocazioni sacre inneggianti alla
Madonna. Evviva la Gran Siggnura Maria, e non scuddamuni u
nomu di Maria, e ccu chiu beni la voli cchiu fotti la
gghiama.
Trattandosi di
momenti altamente significativi sia sotto l’aspetto
religioso,sia sotto l’aspetto sociologico nonché culturale e
ludico abbiamo pensato al fine di promuovere e valorizzare
la manifestazione di invitare quanti lo vogliono a
raccontarci le emozioni, le sensazioni, i ricordi, le
testimonianze del passato,cosa si mangiava, dove si
mangiava, gli aneddoti legati a questo evento che lega in
modo indissolubile il popolo di Mandanici alla sua Madonna
Nera. Provvederemo a pubblicare tutti gli intereventi su
questo portale. Un invito particolare è rivolto a Cinzia Di
Stefano, ai fratelli Mimmo e Linuccio Bonvegna, a Ciccio
Misiti, a padre Salvatore Orlando parroco in Mandanici.
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