25 Marzo 2021
Giuseppe Tefa sul Gorizia
La
memoria fa brutti scherzi, e le tante notizie che avanzano scalzano dalla
mente ricordi che una Comunità non dovrebbe mai dimenticare. I figli
migliori di una Comunità devono essere ricordati per sempre, sono tesoro
inestimabile della nostra terra, sono esempi di virtù, di abnegazione, di
coraggio, di dedizione al proprio dovere, sono esempi da seguire.
Affinché restino nei
ricordi collettivi di questa Comunità questa volta vi voglio parlare di un
miracolato della seconda guerra mondiale, si chiamava Giuseppe Tefa, per i
più Peppino, da sposato abitava 'nte ranciari di fronte la Chiesa
della SS. Trinità e ad Augusta (SR) dove lavorava.
Nacque a Mandanici
(ME) il 22 luglio del 1915. Nell'aprile del 1935, quasi ventenne, si arruolò
volontario nella regia marina militare.
Quando il 10 giugno
del 1940 l'Italia entrò trionfalmente in guerra il nostro compaesano si
trovava imbarcato con la qualifica di macchinista sull'incrociatore
corazzato GORIZIA della regia marina che aveva una stazza di 13.600
tonnellate, lunga 182 metri, larga 20, ed un equipaggio di quasi 850 uomini
tra ufficiali e marinai.
Coincidenza volle che
sullo stesso incrociatore si trovasse pure un altro Mandanicioto, il capo
cannoniere Nicola Stracuzzi. Sembrerebbe strano che da Mandanici, Paese
montano, arrivassero tanti marinai, gli altri sono il Maresciallo Capo
Carmelo Acri, il sotto capo Carmelo Romeo, il marinaio scelto Gino Saitta.
Spero di poter dire qualcosa anche di loro in base alla documentazione che
loro stessi personalmente ed immeritatamente mi consegnarono.
Nicola e Peppino
mentre erano sull'incrociatore non si incrociano mai, (è il caso di dirlo)
si abbracciavano solo quando la loro nave faceva scalo nei vari porti che
toccavano. Durante la navigazione ogni specializzazione restava al suo posto
insieme al reparto di appartenenza.
La loro esperienza in
marina si concluse il 9 settembre 1943 con l'affondamento da parte dei
tedeschi dell'incrociatore nel porto di La Spezia, il giorno dopo la firma
dell'armistizio di Cassibile (SR).
Della sua lunga
permanenza Peppino Tefa ricordava con commozione le 1358 ore di navigazione
e le 26.433 miglia di navigazione percorse, evidentemente doveva avere un
diario dove annotava tutto.
Ricordava pure con
dovizia di particolari le 45 operazioni di guerra alle quali partecipò.
Tra le più importanti
che mi raccontò e delle quali ne andava particolarmente fiero:
9 luglio 1940 scontro
aereo e navale di Punta Stilo
26 novembre 1940 scontro
aereo navale di Capo Teulada a sud della Sardegna
16 dicembre 1941 prima
battaglia della Sirte con difesa e trasporto truppe
22 marzo 1942 seconda
battaglia della Sirte
14 giugno 1942 battaglia
aeronavale di Pantelleria
Il 12 aprile del 1943
alle ore 14 e 45 durante un attacco aereo da parte dei B17, fortezze
volanti delle truppe alleate, sul porto di La Maddalena l'incrociatore fu
colpito da 36 aerei nemici che sganciarono bombe da 1000 libre, niente ha
potuto il ponte con la sua corazza da 150 mm. Il Gorizia rimase severamente
danneggiato, tanti furono i morti, i dispersi in mare ed i feriti.
I due nostri marinai
restarono fortunatamente illesi.
L'incrociatore rimase
miracolosamente a galla tanto da consentirgli subito dopo l'attacco di
raggiungere in autonomia in data 4 maggio 1943 il bacino di carenaggio del
porto di La Spezia per le necessarie riparazioni. Con sé trasportò anche il
carico di circa 150 marinai tra deceduti (63) e feriti (97) durante
l'attacco aereo.
Il 9 di settembre del
1943 i tedeschi, dopo aver asportato tutto quello che era possibile ed a
loro utile, spostarono l'incrociatore in riparazione fuori dal porto mentre
tutto l'equipaggio fu fatto prigioniero per essere trasferito in Germania.
Pure Peppino, che nel frattempo era diventato Maresciallo meccanico, divenne
prigioniero e fu costretto a seguire la stessa strada.
Fortuna volle che
durante il tragitto nei pressi di Cremona il convoglio tedesco fu attaccato
dagli alleati, Peppino approfittando del caos che si era venuto a creare
riuscì a sgaiattolare in quelle campagne e respirare di nuovo la libertà.
Riuscì a rientrare a
Mandanici solo il 26 maggio del 1945, a guerra finita, per la gioia dei suoi
parenti in trepidante attesa i quali non avevano più notizie da molto tempo
sulla sorte del loro congiunto.
A Mandanici si
rincontrò anche con Nicola Stracuzzi, entrambi erano stati miracolati. |