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20 Dicembre 2020

Vecchio edificio comunale 

   Il Municipio di Mandanici, successivamente alle leggi eversive per la liquidazione dell'asse ecclesiastico del 1866 e del 1867, entrò in possesso a titolo gratuito sia dei locali della Chiesa della Santissima Trinità che dei locali adiacenti appartenenti alla stessa Chiesa, il tutto già di proprietà dei monaci basiliani del Monastero della Santissima Annunziata detto pure di Badia.    Appena venutone in possesso il Comune vi installò nello stesso stabile la sede municipale e la scuola comunale, mentre la proprietà della Chiesa della Santissima Trinità molti anni dopo fu trasferita a titolo gratuito al clero cattolico.

   In seguito al terremoto del dicembre 1908 i nuovi locali comunali ricevuti dallo Stato subirono lievi danneggiamenti tali comunque da consentire l'accesso alle provvidenze previste dalle leggi post terremoto ed in particolare dall'art.2 della legge del 12 gennaio 1909 per le province di Messina e Reggio.  

   Utilizzando questa opportunità l'Amministrazione di allora decise per la costruzione, ex novo, di un nuovo Municipio, di un nuovo plesso scolastico e della caserma per i reali Carabinieri non potendovi provvedere con fondi propri stante le ataviche ristrettezze del bilancio comunale. 

   La prima delibera consiliare dell'incarico per la progettazione è del 26 aprile 1912, sotto la presidenza del Sindaco Emilio Argiroffi, ed è del seguente tenore:

Il presidente riferisce al consiglio l'urgenza e la necessità di passare alla nomina di un ingegnere per la redazione dei progetti per le nuove costruzioni della casa comunale caserma dei RR carabinieri e della scuola e all'uopo propone la scelta dell'ingegnere cav. Giuseppe Marino di Messina

Il consiglio vista la lettera prefettizia 4 dicembre 1911 n.42354 che autorizzava la compilazione del progetto per la costruzione del nuovo fabbricato

Visti gli stanziamenti fatti nel bilancio 1912-1913 di lire 500 per ciascuno servizio per la spesa occorrente pel progetto di cui sopra

Trovando conveniente la proposta del presidente

Passa alla relativa nomina nelle forme di legge

Distribuite le schede e fattosi lo spoglio con l'assistenza di tre consiglieri facenti da scrutatori si ottenne che l'ingegnere signor cav. Giuseppe Marino da Messina ottenne voti 9 sopra a 9 votanti

delibera parimente che in quanto alle competenze spettanti all'ingegnere predetto sui fondi di cui all'art.2 della legge 12 gennaio 1912 non ostante i relativi stanziamenti nel bilancio 1912-1913 saranno al medesimo corrisposte mano mano che verranno dal governo erogate salvo finale liquidazione sulla base di analoga specifica e previa sempre la superiore approvazione.  

    La consiliare con la quale si provvide ad incaricare per la progettazione quasi sicuramente fu adottata dopo aver chiesto ed ottenuto dalla Prefettura di Messina la possibilità di potere accedere ai fondi all'uopo previsti.

   L'ingegnere Giuseppe Marino in seguito all'incarico ricevuto predispose tutti gli atti progettuali prevedendo la sede del Municipio, la Caserma dei Carabinieri e l'ufficio di conciliazione in un unico stabile composto da un piano terra ed un primo piano. 

   Con deliberazione consiliare del 3 ottobre 1913 il suo progetto, datato primo luglio 1913, fu approvato per un importo complessivo di lire 53.277,16 e fu inoltrata istanza al Ministero degli Interni per ottenere il relativo finanziamento utilizzando i fondi di cui alla superiore legge. 

   Il Comitato del Consiglio dei lavori pubblici, per mano dell'ispettore superiore del Genio Civile, all'uopo delegato, in data 23 agosto 1915 dopo avere esaminato il progetto ritenne di dovervi apportare delle modifiche strutturali e sostanziali pur considerandosi favorevole alla località prescelta nonostante che la stessa per essere livellata avesse bisogno di sostanziosi sbancamenti. 

   Per quanto riguardava invece l'espropriazione della strada, ed il relativo allargamento, l'esecuzione doveva essere considerata come diversa opera comunale da non comprendersi nel preventivo progettuale, approvando, pertanto, l'espropriazione delle aree previste per la realizzazione della strada solo a quella parte antistante il frontespizio del costruendo Municipio. 

   L'importo progettuale complessivo previsto che ammontava a lire 53277,16 fu considerato eccessivo per un Paese di ridotte dimensioni demografiche come Mandanici che a quel tempo contava circa 1300 abitanti, ma, nella considerazione che l'edificio sarebbe stato utilizzato anche come Caserma dei Carabinieri l'Ispettore chiudeva un occhio per quanto riguardava la spesa. 

   Lo stesso Ispettore superiore dei lavori pubblici tra le tante osservazioni tecniche che stravolgeva di fatto l'impalcato progettuale suggeriva di ridurre anche l'indennità di espropriazione dalle lire 10 previste per metro quadro a 8 lire poiché a suo dire la previsione gli sembrava elevata. 

   Di fronte a questi ostacoli burocratici di natura tecnica ed alla guerra del 1915/18 alle porte che vide l'Italia in prima fila, si bloccò il tutto.

   Quel progetto andava rifatto, era diventato carta straccia. Non avendo trovato documentazione in merito ritengo che forse l'ing. Marino per quel suo lavoro non abbia riscosso nemmeno un soldo. A quei tempi se l'opera non veniva finanziata il progettista non veniva pagato, successivamente, negli anni a venire, le cose cambiarono ed il Comune per un progetto i cui lavori non furono mai finanziati dovette pagare le parcelle del professionista rischiando quasi il dissesto finanziario, ma questa è un'altra storia. 

   I proprietari interessati all'esproprio degli ulteriori 28 metri di strada che l'Ispettore aveva depennato e rinviato ad altro finanziamento erano:

   Giulio Fabbrini, oggi casa degli eredi di Carmelo Egitto, la famiglia De Lorenzo tra i cui i cui eredi vi era pure Giovanni Previti, e Giulio Orato, quest'ultimo avendo sentito odore di bruciato in fretta e furia vendette il terreno a Giovanni Sgarlata sposato con Matilde Barbera e acquistò la casa davanti alla fontana di Terranova confinante con gli Scuderi. I coniugi Giovanni Sgarlata e Matilde Barbera in men che non si dica incuranti dello spettro dell'espropria su quel tratto di terreno confinante con quella piccola strada privata e con il corso Mazzullo da poco costruito vi impiantò una casa ad una elevazione, casa che nel marzo del 2006 fu demolita per dare posto alla piazzetta intitolata al Carabiniere Domenico Bruno.

   Per avere un'immagine esatta della strada privata che dava accesso a quelle proprietà della contrada Spafaro bisogna fare mente locale a quel budello di strada di circa 3 metri esistente prima della demolizione di quella casa venduta al Comune dalle due sorelle eredi Agata e Concetta Sgarlata che nel frattempo si erano trasferite a Pagliara

   Dalle carte progettuali ancora non risultano le vie II° III° IV°V° Roma il che significa che furono realizzate successivamente, magari dagli stessi proprietari, di comune accordo.

Ritornando al progetto: 

   Ancora in prima guerra mondiale in corso l'Amministrazione non si perse d'animo e  l'8 settembre del 1918 diede incarico all'Unione Edilizia Nazionale di procedere all'esecuzione delle opere e a predisporre un nuovo progetto, accedendo sempre ai fondi post terremoto. Forse il Cav. Ingegnere Giuseppe Marino non aveva i santi giusti per farsi approvare e finanziare il progetto ed i nostri amministratori lo avevano capito. 

   La Giunta presieduta dal Sindaco Emilio Argiroffi in data 3 gennaio del 1920 chiese al Prefetto di Messina la dichiarazione di pubblica utilità per l'espropriazione delle superfici dove doveva sorgere il Municipio nonché per l'espropriazione delle superfici ricadenti anche sulla strada privata.

  Nella stessa giornata del 3 gennaio 1920 l'ingegnere dell’Unione edilizia nazionale aveva dato il suo benestare sulla località prescelta dall'ingegnere progettista e dall'Amministrazione comunale.

   Il consiglio comunale nella seduta del 28 marzo 1920 confermò l'incarico all' Unione Edilizia Nazionale ed approvò il nuovo progetto redatto questa volta dalla stessa Unione Edilizia Nazionale stante che quello redatto dall'ing. Marino non fu reso esecutivo

   L'importo complessivo di questo nuovo progetto lievitò a 70.000 lire ed il lavoro precedente previsto e preventivato dall'ing. Giuseppe Marino fu completamente stravolto. Fu abolito il primo piano e per la Caserma non fu più prevista la sua collocazione all'interno dell'edificio comunale, furono eliminati pure i locali per l'ufficio di conciliazione. 

   Si trattava ora di un semplice piano terra in muratura in pietrame con un distanziamento dai locali adiacenti di metri 10,60, ridotti a cinque solo per lo spazio posteriore che dà sul torrente Dinarini.

   Di fatto le misure furono quasi osservate in linea di massima tranne che sul lato destro, guardando il municipio, dovuto magari al fatto che l'indennizzo espropriativo fu liquidato dopo molti anni in seguito a contenzioso e forse perché sarebbe stato impossibile tenere l'allineamento senza intagliare ancora la dura roccia il che avrebbe comportato ulteriori spese non sostenibili e problemi di stabilità per le case poste a monte. 

   Il Municipio era di forma rettangolare le cui misure esterne erano di mt.15,80 X 11,80 per una superficie coperta totale di circa 180 mq.

   Il Municipio attuale presenta misure maggiori e pure per questo gli spazi laterali risultano inferiori all'idea progettuale di quel vecchio stabile. 

   La villetta che appartiene oggi agli eredi di Aurelio Lenzo molto probabilmente era stata espropriata ma rioccupata dai vecchi proprietari di allora Rosa Limina sposata con Antonino Lenzo. 

   Il nuovo progetto prevedeva una costruzione in muratura listata con corsi orizzontali di mattoni ad ogni sessanta centimetri di altezza e copertura con tetto a padiglioni e sopra la copertura con tegole di marsiglia..

   Il Municipio, del quale esiste pure qualche foto dell'esterno, era così formato in progetto:

l'androne adibito anche ad albo pretorio di m.4.15 X 3.80

la stanza del Sindaco di m.4 X 4,25

l'aula consiliare m.5 X 7

l'archivio m.5 X 4.25

segreteria m 5X 4.25

camera per uscieri m 5X 3.40

latrina m.1.50 X 1.80

antilatrina 1.50 X 1.50

la latrina con vaso igienico in porcellana e poiché l'edificio, come pure tutto il Paese, era sprovvisto di acqua si sarebbe provveduto con la costruzione di un serbatoio.

così pure mancando la rete fognante si sarebbe proceduto con la creazione di un pozzo nero igienico

   Dalla piantina, che ho recuperato presso l'A.S.M., la divisione degli spazi interni risulta leggermente diversa rispetto al progetto originario, forse sarà stata fatta una perizia in variante prima di iniziare i lavori:

L'esterno in questa nuova piantina misura metri 16 X 12

la sala del consiglio adibita anche ad ufficio di conciliazione metri 7 X 5

gabinetto del Sindaco e della Giunta metri 5 X 4

l'archivio e stato civile metri 5 X 5

stanza per i commessi metri 5 X 3,40

albo pretorio e sala d'aspetto metri 5,70 X 4

ufficio di segreteria metri 5 X 4,05

ritengo che questa nuova suddivisione degli interni sia quella realizzata. 

   Le ditte interessate all'espropriazione, con amichevole componimento, per quanto riguardava la superficie interessata per il posizionamento del nuovo municipio erano:

La Scala Galileo e sua figlia Anita sposata con Francesco Argiroffi per mq.113,68

Rosa Limina maritata con Antonino Lenzo per mq. 375,83

Caminiti Carmelo di Antonino mq.76,47

Fabbrini Giulio d'ignoti mq. 25,19

per una spesa complessiva di lire 5.912,60 

   I lavori furono assegnati dal Comune all'impresa di Attilio Lenzo da Mandanici in data 19 maggio 1921. 

   Ancora a settembre del 1921 la consegna dei lavori non era stata ancora fatta per cui il Ministero dei LLPP, su sollecitazione del Ministero degli interni, trasmise analoga richiesta di sollecito all'Unione Edilizia Nazionale a mezzo telespresso. 

  Finalmente il 31 ottobre 1921 si procedette alla consegna dei lavori all'impresa aggiudicataria che avrebbe dovuto ultimare l'opera entro il 29 aprile 1922, in meno di 180 giorni, alla cinese. Il Sindaco del Comune presente alla consegna era il prof. Conti mentre per l'Unione edilizia era presente l'Ingegnere capo. 

  Il termine entro il quale si sarebbero dovuti ultimare i lavori non venne affatto rispettato a causa di forza maggiore lamentata dall'impresa tra le quali la roccia dura trovata e da sbancare, perizie di varianti in corso d'opera per maggiori fondazioni, muretti di cinta ed altro. 

  I lavori furono completati solo, si fa per dire, il 27 dicembre del 1922 e l'importo complessivo finale fu di lire 64.099,30 ed a nulla valsero le scuse dell'impresa alla quale furono decurtate delle somme per il mancato adempimento nei tempi previsti contrattualmente. 

   L'edificio comunale fu consegnato completo all'Amministrazione comunale di Mandanici con verbale provvisorio del 6 dicembre 1923 nell'attesa del collaudo definitivo. Per l'Unione della Edilizia Nazionale era presente il Cav. Vito Gatto, mentre per il Comune il Commissario prefettizio Giuseppe Scuderi assistito dal Segretario comunale Carmelo Spadaro, molto probabilmente si fece pure festa grande.

   I lavori furono collaudati il 15 gennaio 1924 dall'Ingegnere capo del Genio civile di Catania, che provvide pure nello stesso giorno a collaudare anche i lavori dell'edificio scolastico.

L'importo complessivo dei lavori corrisposto all'impresa di Attilio Lenzo fu di lire 54.257,40 

   In conclusione, il nuovo edificio comunale fu costruito su di un'area privata nella contrada denominata Spafaro di circa 1500 mq che fu espropriata, la via Spafaro aveva una larghezza di mt 3,25 ed era privata come tutta la zona circostante.

   Nel prosieguo degli anni quella struttura fu demolita e sostituita da una nuova, modificata ed ampliata anch'essa negli anni successivi.

   La scuola elementare fu realizzata su di un terreno di proprietà di Attilio Lenzo ed altri nella contrada della Santissima Trinità, dove si trova tuttora utilizzata a scuola dell'infanzia anche se completamente modificata con struttura in cemento armato.

   Anche questa costruzione fu eseguita dall'impresa di Attilio Lenzo.

   I lavori gli furono affidati il 5 ottobre 1921 e consegnati, anch'essi come il Municipio, il 6 dicembre del 1923 dal Commissario prefettizio Scuderi Giuseppe mentre dall'altra parte oltre all'impresa vi era pure il cav. Vito Gatto per conto dell'Unione Edilizia Nazionale. Anch'essi furono realizzati in poco tempo e consegnati in modo provvisorio al Comune in attesa del collaudo che avvenne come per il Municipio nel gennaio del 1924.

a cura di a.c.